60 anni fa l'attentato a John Fitzgerald Kennedy

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    Burattinaia

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    60 anni fa l'attentato a John Fitzgerald Kennedy che cambiò il corso della storia
    Le circostanze della morte del 35esimo presidente degli Stati Uniti non sono mai state del tutto chiarite
    1700551874515_.GettyImages
    Sono passati sessant'anni dalla morte del presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy, ucciso a Dallas alle 12.30 (le nostre 18.30) di venerdì 22 novembre 1963. È uno degli attentati più famosi e studiati della storia ma i retroscena sono ancora avvolti nel mistero. E il presidente Biden non ha aiutato a dissipare i dubbi quando in giugno ha rinviato per motivi di sicurezza la divulgazione di migliaia di file, alimentando i sospetti.

    Democratico, rampollo di un'influente famiglia della borghesia americana, con una laurea ad Harvard e una carriera politica che doveva essere inarrestabile, come quella dei fratelli - Bob (anche lui assassinato, durante la campagna elettorale del 1968) e Ted, senatore del Massachusetts fino alla sua morte, nel 2009 - Kennedy è stato il 35esimo presidente degli Stati Uniti.

    Fu assassinato, a 46 anni, mentre attraversava, con la limousine presidenziale, una piazza gremita di sostenitori entusiasti, accorsi per applaudire la coppia più glamour del tempo: JFK e la sua iconica consorte, Jacqueline Kennedy.

    Seduta al suo fianco, sui sedili posteriori della decapottabile, stretta in un elegante tailleur rosa, Jackie fu la prima a gettarsi sul marito per tentare di rianimarlo dopo che un primo sparo di fucile lo colpì in testa.
    1700553471786_.GettyImages

    Lee Harvey Oswald, attivista castrista ed ex marine, fu arrestato di lì a poco, con l'accusa di essere l'unico esecutore materiale dell'attentato. Fu questa la conclusione della commissione d'inchiesta (1963-194) voluta dal nuovo Presidente, Lyndon B. Johnson.

    Commissione che ebbe ben pochi elementi su cui lavorare visto che anche Harvey Oswald, due giorni dopo aver sparato i colpi mortali, fu a sua volta freddato nel seminterrato della stazione di polizia da Jack Ruby, proprietario di un night club con legami mafiosi, prima di andare a processo.

    Da quel momento fino ai giorni nostri si sono inseguite le teorie più disparate sul mandante dell'attentato. Ci sono state inchieste, libri-verità, interviste, documentari, film kolossal e rivelazioni shock, ma la morte di JFK resta avvolta nel mistero, schiacciata fra legittimi dubbi e teoremi complottisti.

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    Le raccapriccianti immagini di quel giorno hanno però segnato la memoria di intere generazioni entrando nell'immaginario collettivo. La televisione in Europa stava muovendo i primi passi e la radiocronaca dell'attentato (la sfilata presidenziale negli Stati Uniti era stata trasmessa in diretta) irruppe nelle case degli americani.

    Anche se breve - JFK era stato eletto nel 1961 - la presidenza di Kennedy era stata segnata da eventi significativi: la guerra fredda, lo sbarco nella Baia dei Porci, la crisi dei missili di Cuba, il Muro di Berlino, con quell' "Ich bin ein Berliner", pronunciato davanti a una folla oceanica alla Porta di Brandeburgo, cinque mesi prima dell'attentato.

    Duemila anni fa l'orgoglio più grande era poter dire civis Romanus sum (sono un cittadino romano). Oggi, nel mondo libero, l'orgoglio più grande è dire 'Ich bin ein Berliner.' Tutti gli uomini liberi, dovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso delle parole 'Ich bin ein Berliner!'

    John Fitzgerald Kennedy

    In fondo, a cinquant'anni dalla sua morte, dieci anni fa, Kennedy era ancora il presidente più popolare di sempre con il 90% degli americani che aveva un giudizio favorevole su di lui, che, pochi mesi prima dell'attentato, aveva raccontato dalla tribuna delle Nazioni Unite la sua “visione della pace” per fermare “la macchina della guerra”.

    La sua morte spezzò quel sogno americano anche se negli ultimi anni la documentazione storiografica e le testimonianze dirette continuano a svelare verità nascoste sui tre anni della Presidenza Kennedy, che conferiscono al 60esimo anniversario un velo di amarezza.

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    Intanto un Kennedy corre di nuovo per la presidenza degli Stati Uniti. Si tratta di Robert Kennedy Jr, omonimo del padre che venne ucciso tentando di conquistare la Casa Bianca. Cospirazionista, no-vax e in odore di antisemitismo, Rfk Jr., messo all'indice da cugini e nipoti, anche per la scelta di sfidare da indipendente l'amico di famiglia Joe Biden, rischia di turbare il giorno della memoria in un momento in cui, secondo la Gallup, il tasso di approvazione postumo dello zio Jfk è ancora saldo al 90%, un record tra i presidenti del dopoguerra.
     
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    vaddavialcù

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    Era un Cocainomane

    Soffrendo di dolori alla schiena fin dalla nascita era subentrato un morbo che piano gli stava mangiando le ossa

    Tale Dottor Jabcson gli prescrisse una terapia , iniziata la terapia JFK era esuberante dopo le punture

    il medicinale fu esaminato dal FBI e trattasi di ingredienti con gran parte Cocaina

    In pratica gli Stati Uniti avevano un Presidente Drogato

    Andava bene un Presidente States drogato ?

    penso che nessun cittadino vorrebbe un Presidente Drogato , vabbe noi abbiamo avuto Conte

    La Coca in punture si presume sia stata una delle probabile cause eliminazione a Dallas
     
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1 replies since 22/11/2023, 15:25   21 views
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