Sciuscià

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    Come secondo film della mia lista italiana vi propongo Sciuscià di Vittorio de Sica. Uno dei capolavori del cinema neorealistico italiano, il primo a vincere un Oscar in Italia. Un lavoro magistrale che tutti dovrebbero vedere per capire cosa era l'Italia nell appena dopo guerra.
    Curiosità:
    Questo film quando fu candidato all'Oscar, durante i preparativi della premiazione, fu trasmesso privatamente in una villa di Los Angeles. I partecipanti alla visione finito il film rimasero in un gelido silenzio, cosa che fece molto preoccupare De Sica. Ad un certo punto un uomo in lacrime si alzò andò verso di lui e gli disse:
    Sig. De Sica se ne torni in Italia, l'America non è pronta per questi capolavori.
    Quell'uomo era Charlie Chaplin.

    Questo film fu acquistato dal distributore per 4000 lire, lui ne ricavò un milione di dollari (1947)


    Sciuscià, di Vittorio De Sica
    Primo film italiano a vincere l’Oscar per il miglior film straniero nel 1948, è una pietra miliare del Neorealismo che riproduce amaramente l’Italia alla fine della Seconda guerra mondiale.



    “Pensavo -adesso sì che i bambini ci guardano!- Erano loro a darmi il senso, la misura della distruzione morale del Paese: gli sciuscià.” Vittorio De Sica

    TRAMA
    Italia anno zero. Alla fine del secondo conflitto mondiale il nostro paese è letteralmente devastato socialmente e moralmente. Per le strade di Roma, a via Veneto, tanti piccoli lustrascarpe (shoe-shine napoletanizzato in sciuscià) mettono da parte qualche lira per campare se stessi e le loro famiglie. Qualcun altro come Giuseppe (Rinaldo Smordoni) e Pasquale (Franco Interlenghi) cerca di trasformare la propria miseria nel sogno di comprare un cavallo bianco chiamato “Bersagliere”.


    RECENSIONE
    Il Neorealismo di De Sica si concentra su due aspetti peculiari: l’identificazione della situazione individuale infantile con quella collettiva di un popolo costretto a scendere a compromessi per la propria sopravvivenza e l’effetto opprimente di un sistema (Famiglia-Stato-Chiesa) che ha un effetto castrante su ogni buona intenzione. In Sciuscià i due piccoli protagonisti, osservando il mondo degli adulti, ne ricavano solo cattivi esempi: insensibilità, pigrizia, menzogna, avidità, cattiveria, egoismo, tradimento. Anche il linguaggio in stretto romanesco ripropone gli stereotipi e le asprezze di quello degli adulti. Se da un lato i ragazzi sono ancora spinti da sentimenti di solidarietà e amicizia, dall’altro padri, madri, fratelli, dottori, avvocati, cartomanti, commissari di polizia, ricettatori, sacerdoti e tutto il personale del carcere minorile (tranne un maestro) trasmettono loro cinismo e disillusione: non è solo un parlare male, è soprattutto un pensare male. Devono crescere in fretta, non ammalarsi, non mostrare debolezze per non essere calpestati da tutti gli altri concorrenti alla sopravvivenza. Una delle scene più forti e simboliche è quella della proiezione del film all’interno del riformatorio: i ragazzi vedono prima un documentario sulla guerra nel Pacifico e poi delle comiche. Le reazioni sono tutte improntate alla consapevolezza di essere privati della libertà e nessuno di loro gode veramente dello spettacolo (solo il ragazzo tisico esclama “il mare!”). Battute dissacranti, sguardi segnati dalla malinconia, finché la pellicola prende fuoco e si scatena il putiferio che porta alla tragedia. Nemmeno il Cinema offre consolazione perché la realtà irrompe violentando la proiezione. I luoghi di Roma vengono trasfigurati: la zona del carcere di San Michele, via Veneto, via del Babuino, il Palazzaccio, il commissariato di Piazza di Campitelli diventano parte di un meccanismo di oppressione che porta i ragazzi a volere rompere le sbarre della prigione. L’immagine iniziale del riformatorio attraversato dalle luci e dalle ombre sembra un quadro di De Chirico: una rappresentazione cupa e malinconica, finisce davvero qui la speranza? Il cavallo “Bersagliere” rappresenta questo alzarsi da terra e guardare le altre persone da una posizione privilegiata, un misto di velocità e potenza, di eleganza e bellezza, fuori da regole e imposizioni. Non è un caso che l’unico momento di felicità pura è proprio quello dei due ragazzi a cavallo per le strade di Roma.



    Se è vero che De Sica ha visto e assimilato la lezione di film come The Crowd di King Vidor, Zero in condotta di Jean Vigo e Il monello di Charlie Chaplin, è altrettanto indubitabile l’apporto in sceneggiatura di Cesare Zavattini che si concentra sul periferico, sul dato marginale come momento di “rifunzionalizzazione narrativa” (Casetti e Malavasi) rendendo l’opera sospesa tra il naturalismo degli spazi aperti e l’astrazione dell’ambiente del riformatorio. Pensate alle figure del commissario di polizia, della cartomante, del direttore del carcere (che risponde al saluto fascista!), del medico, dei sacerdoti: sono tutte colte in piccoli dettagli che ne rivelano le debolezze, i rigidi formalismi, la stolta intransigenza. Questo macrocosmo immaturo e immorale trova un corrispettivo perfetto nel microcosmo carcerario dove i piccoli detenuti ripropongono vessazioni e abusi di potere, bugie e opportunismi, bullismi e tradimenti. Il lungo segmento nel riformatorio serve a De Sica a costruire il dramma di una coppia di ragazzi che prima viene separata brutalmente in celle diverse (il momento della separazione è straziante) e poi, attraverso le meschinità dei secondini e dei compagni di cella, viene minata nel sentimento di fiducia reciproca. I due finiranno uno contro l’altro raggirati e manipolati da cattivi maestri. De Sica ritrae i ragazzi nudi sotto la doccia, ne registra le lacrime e i moti di rabbia, frustrazioni e disperazioni, e li guida verso una recitazione spontanea e mai artificiosa. È anche magistrale la scena del processo dove viene messa alla berlina la vuota eloquenza e la falsa retorica di avvocati e giudici che sembrano così lontani dai problemi della vita reale. L’unico momento in cui Sciuscià sembra perdere un po’ di questa magia narrativa è quando il piccolo Giuseppe incontra la madre: sarà per la scelta del primo piano, sarà per la scarsa alchimia tra i due personaggi, ma questa scena perde molta potenza diventando quasi una appendice inutile.

    Primo film italiano a vincere l’Oscar per il miglior film straniero nel 1948, commentato dalle musiche enfatiche di Alessandro Cicognini, Sciuscià è una pietra miliare del Neorealismo che riproduce amaramente la situazione italiana alla fine della Seconda Guerra Mondiale. I bambini sono le prime vittime di questi tempi sbandati e, a differenza di Ladri di biciclette dove riusciranno a dare una lezione morale al mondo traviato degli adulti, qui ancora subiscono il peso di un futuro in cui la speranza scappa via come un cavallo bianco di fronte all’orrore di una morte annunciata.



    Premio Oscar come miglior film straniero nel 1948
     
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    Stewie © tu che ami il cinema hai visto questo film?
     
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    mai visto ma immagino sia un capolavoro
     
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    CITAZIONE (Il Maresciallo1927 @ 2/11/2023, 15:13) 
    mai visto ma immagino sia un capolavoro

    È un film bellissimo Maresciallo, se ti riesce cerca di guardarlo.
     
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    lo avevo visto da ragazzina e mi era piaciuto

    certo, al giorno d'oggi è un film per appassionati, dato il ritmo dei film di oggi, questo film è un po' "lento"
     
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    Non è una questione di lentezza, è una differenza scenica che ormai ci appare obsoleta. Le tecniche di ripresa le scenografie e la fotografia ad occhi moderni stonano, non siamo abituati a tecniche visive così antiquate, cosa che può illuderci di assistere a qualcosa di poco spessore. Ma analizzando il lavoro per ciò che era la tecnologia cinematografica di quel tempo, soprattutto in Italia, ci rendiamo conto che stiamo assistendo ad un lavoro di pregiata fattura.

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    non a caso io sono letteralmente affascinato da un certo cinema indipendente o fatto con le vecchie tecniche ...


    dite quello che volete ma a me quei particolari silenzi piacciono molto e a differenza di tantissimi film degli ultimi 20 anni ita e stranieri, dove se non stai attento ti sfugge un fracco di parole!

    Edited by Il Maresciallo1927 - 3/11/2023, 12:07
     
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    CITAZIONE (Il Maresciallo1927 @ 3/11/2023, 11:52) 
    non a caso io sono letteralmente affascinato da un certo cinema indipendente o fatto con le vecchie tecniche ...


    dite quello che volte ma a me quei particolari silenzi piacciono molto e a differenza di tantissimi film degli ultimi 20 anni ita e stranieri, dove se non stai attento ti sfugge un fracco di parole!

    Anche a me piace molto il bianco e nero, per certi aspetti è più pulito nella struttura e lo trovo piacevole. Però in generale non piace a molti.
     
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    Per addormentarmi uso porta a porta. Non ho bisogno di questo film.
    CITAZIONE (ElenaElena @ 3/11/2023, 12:06) 
    CITAZIONE (Il Maresciallo1927 @ 3/11/2023, 11:52) 
    non a caso io sono letteralmente affascinato da un certo cinema indipendente o fatto con le vecchie tecniche ...


    dite quello che volte ma a me quei particolari silenzi piacciono molto e a differenza di tantissimi film degli ultimi 20 anni ita e stranieri, dove se non stai attento ti sfugge un fracco di parole!

    Anche a me piace molto il bianco e nero, per certi aspetti è più pulito nella struttura e lo trovo piacevole. Però in generale non piace a molti.

    La prima 15 enne che sento amare quel cinema. Ti piace così tanto approfondire e non la superficialità che posti pornostar tutto il giorno.
     
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    Visto.
    È sicuramente un capolavoro ma... du' palle! :plam:

    Mi vien da pensare che due amici così legati oggi sarebbero stati subissati di insinuazioni che sarebbero gay.
    Oggi non si riescono a concepire legami e sentimenti affettivi profondi tra le persone che non coinvolgano il sesso.

    Edited by Stewie © - 4/11/2023, 10:01
     
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    CITAZIONE (Stewie © @ 3/11/2023, 22:10) 
    Visto.
    È sicuramente un capolavoro ma... du' palle! :plam:

    Mi vien da pensare che due amici così legati oggi sarebbero stati subissati di insinuazioni che sarebbero gay.
    Oggi non si riescono a concepire legami e sentimenti affettivi profondi tra le persone che non coinvolgano il sesso.

    No, non la vedo così.
    Io lo vedo più un legame a cui uno poteva aggrapparsi in uno situazione di disagio economico e sociale che stavano vivendo.
    La loro amicizia era la forza motrice per rincorrere un sogno che poteva dare un senso di riscatto alla miseria che li circondava.
    Credo che vederla nella tua ottica è alquanto fuori luogo.
    Puoi reputarlo anche noioso, ma ricorda non si potrebbe fare una lista di film italiani senza tener conto del periodo più illustre che il nostro cinema ha vissuto. Questi sono i film che all'epoca mettevano l'Italia tra i primi posti, se non il primo nella scena internazionale. A quel tempo Cinecittà era la Hollywood di oggi, quindi un minimo di considerazione bisogna pur riconoscerlo anche se a distanza di molti anni.
     
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    chiamiamoli film solo apparentemente noiosi, in realtà è il cinema del neorealismo italiano.

    nsomma poi parliamo di film di v de sica, rossellini del tipo roma città aperta ecc ecc



    diciamo anche che tanti di oggi devono proprio a loro la carriera di attori/attrici/registi e via discorrendo.
     
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    CITAZIONE (Il Maresciallo1927 @ 4/11/2023, 11:28) 
    chiamiamoli film solo apparentemente noiosi, in realtà è il cinema del neorealismo italiano.

    nsomma poi parliamo di film di v de sica, rossellini del tipo roma città aperta ecc ecc



    diciamo anche che tanti di oggi devono proprio a loro la carriera di attori/attrici/registi e via discorrendo.

    Sicuramente, molto si deve a questo cinema.
    Io appunto ho inserito un film neorealistico proprio per omaggiare quel periodo. Un po' come ho fatto nell'altra lista inserendo un film in bianco e nero come A qualcuno piace caldo.
     
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24 replies since 2/11/2023, 09:28   655 views
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