VENDEMMIA

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  1. luceallievi
     
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    Nell’azienda vitivinicola dove mio suocero si diletta a fare il vitivinicoltore a tempo perso (6 ettari di vigneti ultraspecializzati che sono costati un occhio della testa per l’acquisto dei terreni e dei diritti di impianto e per lo scasso a 1 metro e 30 di profondità con un mega-aratro trainato da una mega-ruspa e per l’acquisto e la messa a dimora di 7.000 barbatelle/ettaro di barbera e merlot innestati su RipariaxBerlandieri 161.49 e per l’acquisto e l’infissione di pali in acciaio zincato ogni 4 metri e 20 su filari distanti 2 metri e 30 e per l’acquisto e la stenditura di fili di ferro a tripla zincatura e che ogni anno costano un occhio della testa per l’ammortamento di trattori e attrezzature e per l’acquisto e la distribuzione di fitofarmaci biologici e per le operazioni colturali di gestione del suolo e di potatura – sboscamento – legatura – spollonatura – palizzamento e cimatura dei tralci) sta per cominciare la vendemmia delle uve che verranno vinificate (in una cantina che è costata un occhio della testa per ristrutturare gli ambienti e per acquistare vasi vinari e attrezzature in modo che siano rispettate le norme igienico-sanitarie imposte dall’ASSL) per produrre un vino mediocre che mio suocero non riuscirà a vendere e che perciò dovrà cedere sottocosto a una cantina sociale.
    E siccome sono la fidanzata di sua figlia (nonché dipendente della sua azienda) dovrò andare a vendemmiare anch’io, contendendo i grappoli di barbera e merlot a delle vespe stronze e a dei calabroni incazzati e posandoli in cassette che una volta piene peseranno 20 chili e che dovrò trascinare lungo i filari e che poi dovrò caricare su un rimorchio.

    Sapete se qualcuno ha da vendere una schiena di ricambio?
     
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  2. Tenente Cavaliere Valerio
     
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    ma calci in culo e lavorare altro che schiena.

    grande tuo suocero!
     
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    CITAZIONE (Tenente Cavaliere Valerio @ 23/9/2013, 13:59) 
    ma calci in culo e lavorare altro che schiena.

    grande tuo suocero!

    :pk: :asd:
     
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    Io coltivo circa mezzo ettaro di terreni a fasce che mio nonno (morto ormai da tanti anni purtroppo) aveva acquistato dopo esserne stato il mezzadro.
    L'agricoltore lo faccio a tempo perso, la vendemmia - già fatta da un po' di tempo - mi ha reso in tutto circa 600 litri di vino bianco e nero e 200 kg di ottima uva da tavola. Vino bevo esclusivamente quello, siccome lo faccio io diciamo che so cosa c'è dentro.
    Ora sto raccogliendo le pesche tardive.
    Ho anche mele, pere, arance e cachi.
    A stagione opportuna coltivo patate, pomodori e zucchine.
    Se mai riuscirò ad avere la pensione, farò l'agricoltore a tempo pieno e mi renderà molto di più.

    Dimenticavo: siccome lo faccio a tempo perso e solo per me stesso e la mia famiglia, non ho necessità di rispettare le norme ASL, in particolare ho ancora i vasi vinari di mio nonno (botti e tini in doghe di legno con cerchi) che tengo con molta cura e sottopongo a regolare manutenzione; quelli con i materiali moderni non li voglio proprio.
     
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  5. luceallievi
     
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    CITAZIONE (Tenente Cavaliere Valerio @ 23/9/2013, 13:59) 
    grande tuo suocero!

    Ogni volta che lo vedono arrivare i suoi fornitori si fregano le mani :ipip:
     
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  6. luceallievi
     
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    Non c'ho più il fisico
    Dopo le prime tre ore di vendemmia sono SCOPPIATA, DETONATA, DEFLAGRATA.
    E fà pure un caldo bestia e non posso togliermi la camicia (di jeans spessa una coltellata) perchè sotto ho pensato bene di mettermi un toppino di cotone tanto-stretto-al-punto-che-m'immaginavo-tutto.
    Unica consolazione: selly è più scoppiata di me e se ne sta lì distesa sotto un salice, più morta che viva e mezza addormentata, con un panino di mortadella mezzo mangiato in mano
    E alle due si ricomincia ... come faremo a vendemmiare per altre 4 ore???
     
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    Signorina fragillina....

    FATICA!!!!!!





    :P :lol:
     
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  8. musck
     
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    ........tieni duro che poi ti prendi una sbronza di mosto e ti passa tutto.
     
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  9. killerkriss
     
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    Io voglio sapere come è andata la vendemmia!! :ipip:
     
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  10. luceallievi
     
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    Mi sento già più tranquilla.
    Cioè, se sono riuscita a non schiattare oggi …

    Comunque quest’anno è un’annata complicata.
    Nel senso che la maturazione delle uve è stata molto irregolare (quantomeno per la Barbera).
    Nelle esposizioni migliori e sui terreni più magri i grappoli sono uno spettacolo.
    Gli acini, piccoli e spargoli, sembrano fatti di velluto blu e le bucce, belle spesse, quando si spaccano tingono le mani di inchiostro rosso scuro e il mosto è talmente zuccherino che quando lo assaggi ti brucia in gola (misurandone la concentrazione, superiore ai 200 grammi per chilo di uva, si prevedono delle gradazioni alcoliche superiori ai 14).
    Invece, nelle esposizioni meno buone e sui terreni un po’ più fertili (magari 100 metri più in là o 10 filari più in basso) i grappoli sono ancora mezzi verdi e quando assaggi un acino sembra di mangiare un limone.
    Così si è deciso di cominciare a vendemmiare la Barbera migliore, aspettando a vendemmiare l’altra dopo che avremo finito di vendemmiare il Merlot.
    Il Merlot ha raggiunto una maturazione pressochè perfetta e molto uniforme.
    Il che mi porta a dover ammettere (per l’ennesima volta e molto a malincuore) che i vitivinicoltori francesi non sono dei cretini.
    Cioè, mentre i viticoltori italiani si complicano la vita piantando dei vitigni difficili e bisbetici come la Barbera, i francesi vanno sul sicuro piantando sempre i vitigni più affidabili e di più facile maturazione.
    Il problema è che gli italiani non se ne rendono conto.
    Forse perché non ci pensano neanche.
    Per esempio, quando ho chiesto a mio suocero perché non ha piantato il Merlot in quei posti dove la Barbera fà più fatica a maturare lui mi detto “perché lì si è sempre piantata la Barbera”.
    E nel dirlo c’aveva la stessa faccia che c’ha il Tenente quando crede di aver scritto qualcosa d’intelligente sul forum (in realtà non ho mai visto che faccia fà il Tenente ma me la immagino uguale a quella di mio suocero).
    Altro problema è quello del marketing.
    Cioè, già 500 anni fa i vitivinicoltori di Bordeaux caricavano i loro Merlot e i loro Cabernet sulle navi e li esportavano in Inghilterra e li vendevano cari e salati a tutta l’aristocrazia inglese.
    Certo erano facilitati dal fatto che in Inghilterra faceva troppo freddo per coltivare la vite e che lì vicino all’Inghilterra non c’era nessun altro che producesse vino.
    Però sono anche stati bravi a far figurare il vino come un prodotto di lusso (il vino potevano permetterselo soltanti i milord; per i poveracci c’era la birra).
    Cosa ben diversa da quello che è sempre successo in Italia, dove fino a 50 anni fa il Barolo veniva venduto in damigiana allo stesso prezzo della benzina super e dove la Barbera veniva smerciata a quartini nelle peggiori bettole dei Navigli a prezzi ancora più bassi (oggi quelle bettole ci sono ancora ma sono frequentate da giovanotti e fanciulle alla moda che bevono Nero d’Avola a 15 euro la bottiglia … chissà se a Catania i giovanotti e le fanciulle alla moda bevono la Barbera?).
    Certo, la situazione commerciale italiana negli ultimi tempi è molto migliorata.
    Però tra i 40 euro di una bottiglia di Barbera “Bricco dell’Uccellone” e i 1.500 euro di una bottiglia di Bordeaux “Chateau Petrus” (100% Merlot) la differenza è ancora grande.
    E non si tratta neppure del caso più eclatante.
    Per esempio, lo stesso Pinot Nero che in Franciacorta e in Trentino usano per produrre gli spumanti più economici (quelli che si agitano e si stappano all’arrivo delle corse di Formula 1), in Borgogna lo usano per produrre LaTache de Romanèè-Conti, che costa 3.500 euro alla bottiglia.
    Comunque sono sicura che la situazione commerciale italiana migliorerà ulteriormente.
    Prima o poi i laureati in marketing della Bocconi riusciranno a escogitare delle strategie di vendita efficaci come quelle dei vitivinicoltori francesi di 500 anni fa.
    Tuttavia, credo che il problema più grosso sia un altro.
    Mentre vendemmiavamo e discutevamo di queste cose, il trattorista di mio suocero (che prima di essere assunto ha studiato 5 anni per diplomarsi Tecnico Agrario) passava la maggior parte del tempo seduto nella cabina pressurizzata e climatizzata del trattore, fumando e ascoltando la musica del lettore mp3 e sbirciando ogni tanto il mio toppino di cotone tanto-stretto-che-m’immaginavo-tutto (per quel poco che può dare da immaginare la mia seconda scarsa).
    E quando scendeva dal trattore ascoltava le nostre discussioni mezzo imbambolato, come se gli stessimo raccontando la trama di un film di fantascienza.

    (Lo so, datemi ancora un po’ di tempo e mi trasformerò anch’io in una di quelle zitelle inacidite che ad ogni minimo sintomo di impigrimento intestinale cominciano a lagnarsi che quando erano giovani loro …)
     
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    che peccato aver trovato solo oggi questa interessante discussione . bene . luciaallievi mi è piu simpatica . il papa della sua ragazza è un grande , evidentemente gli affari gli vanno bene !! meglio cosi . certo che ne ha investiti di soldi !! ullalla !! se penso a mio padre .. che roba . addirittura il trattorista .. pirla . ebbene si , il bocconiano sa una emerita mazza di agricoltura e il contadino sa una emerita mazza di mercati . e non voi è verso di potersi incontrare . in italia purtroppo non facciamo sistema !! ci inchiappettiamo tra di noi !! i francesi non lo fanno !! noi abbiamo le nostre tradizioni ma le teniamo male , i francesi hanno le loro e se le tengono ben strette !! noi ci denigriamo da soli . e , cara luciaallievi !! vieni a sezzadio , vieni a sezzadio !! poi vediamo !! magari ti porti dietro pure la sally !! sezzadio sta a 13km a nord di acqui terme e 16km a sud di alessandria !! pure io ho un piccolo vigneto ; l'uva sono anni che ce la mangiamo cosi come è !!
     
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    Anch'io al paese ho ancora un piccolo vigneto che tengo a posto solo per diletto.
    Avendo poco tempo (al paese vado solo nei ritagli di tempo) ho dovuto lasciar perdere le cose complesse, al momento ho solo viti della qualità "francese" che non richiede innesti nè antiparassitari ma solo di essere potata e messa a posto a tempo debito.
    Produce grappoli di uva con sapore molto simile a quello dell'Uva Regina (ma con acini più piccoli) ed è quindi un'ottima uva da tavola.
    Per ora mi va bene così, non posso fare di più.
    Se un giorno, Fornero permettendo, avrò la pensione, mi cimenterò con qualche innesto (la tecnica la conosco perchè quando ero bambino me la insegnò mio nonno) ma in tal caso poi dovrò anche dare il solfato.
     
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    interessante luceallievi . che brava .
     
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    Mi sono informato meglio.
    Questa "ibrida produttrice diretta" in realtà è di origine americana, ma dalle mie parti è comunemente detta "francese".
    Il suo uso ufficiale è come portainnesti: ovvero le radici e il tratto inferiore del tronco sono di questa pianta, il tratto superiore è di una delle qualità di uva da tavola o da vino. Quindi è possibile procedere all'innesto (che saprei fare avendomelo insegnato mio nonno: occorre semplicemente la "pinza da innesti" ed ho ancora la sua, un coltello affilato per profilare nel modo giusto il portainnesti e l'innesto, un tappo di sughero tagliato a metà ed il fil di ferro); ma è anche possibile acquistare, le vendevano anche alla fiera di S. Antonio, le barbatelle già innestate.

    Le normative vietano il commercio di uve provenienti dalle ibridi produttrici dirette, ma il problema non mi riguarda perchè io produco piccole quantità di uva e vino esclusivamente per uso personale e familiare e non per il commercio.

    Come già detto, come uva da tavola è ottima ed il gusto, con acini più piccoli, è molto simile a quello dell'Uva Regina. Il vino che se ne ricava non è gran che, gradazione alcolica piuttosto bassa, ma per me va bene.

    Il vantaggio di questa pianta, rispetto ad altre più pregiate, è innanzitutto quello di non richiedere innesto: la piantina che si mette a dimora è direttamente quella che produce l'uva (e per questo si chiama "produttrice diretta"). Per rimpolpare i filari, non sto a seguire le regole che si trovano su qualsiasi manuale, ma uso un sistema che farebbe inorridire i professionisti, tipo Luciallievi: semplicemente quando poto le viti prendo i tralci di dimensioni idonee, faccio un buco nella terra con il palanchino e ce ne infilo due o tre assieme. Luce sarà schizzata dalla sedia, suo suocero avrà sfondato il soffitto, ma la realtà è che in questo modo circa il 50% dei tralci piantati attecchiscono; occorrono poi tre annate perché inizino a produrre in quantità accettabile. Il primo anno la produzione è praticamente nulla, il secondo scarsa, il terzo va a regime.

    Ma c'è un vantaggio maggiore: quello di non richiedere trattamenti antiparassitari, che non avrei la possibilità di fare, non tanto per il costo del solfato e del resto, ma per l'impegno ed il tempo che richiedono (anche se la macchina per dare il solfato ce l'ho ancora, non si sa mai).

    Le cure che occorrono per massimizzare la produzione sono soltanto:

    1) dopo la vendemmia, e prima che finisca l'inverno ed escano i germogli, la potatura; con l'occasione si rinforzano i sostegni dei filari. Io ho introdotto qualche variante rispetto a quanto facevano mio nonno e gli altri. In particolare loro tenevano i filari con pali di legno verticali e fili di ferro tesi orizzontalmente; le legature dei tralci si facevano con quelli che in dialetto si chiamano "ligammi" ovvero rami di salice opportunamente preparati. Io ho sostituito i fili di ferro con altri paletti di legno di minor diametro messi orizzontalmente (non ho difficoltà a procurarmi direttamente il legname visto che confino con un piccolo bosco che così contribuisco a tener pulito) e le legature, sia del legno con legno, sia dei tralci, le faccio con.... fascette da elettricista, che costano pochissimo e si mettono in opera in mezzo secondo scarso!!!

    2) quando iniziano ad uscire i germogli, in primavera, e sino a che non si formano i grappoli, occorre periodicamente una piccola operazione che in dialetto si chiama "desc-tallà" (letteralmente: disinstallare). Questo perchè i germogli, che in dialetto si chiamano "talli", solitamente sono molti di più rispetto a quelli che la pianta è correttamente in grado di far maturare, quindi occorre eliminarne tempestivamente una gran parte; se non lo si fa ne vengono fuori grappoli avvizziti e la produzione cala drasticamente e può anche annullarsi.

    Lo dice anche il Vangelo: il vignaiolo, se la vite non porta frutto la taglia, se porta frutto la pota perchè ne porti di più. Al solito il Vangelo ha sempre ragione.

    Ultima cosa, non occorre molta irrigazione, la vite non ha grande bisogno d'acqua, tuttavia se l'estate è siccitosa è meglio ogni tanto bagnare non tanto la pianta quanto la terra attorno alle radici, per la qual cosa non ho difficoltà visto che abbiamo un acquedotto irriguo (acqua non potabile) pressochè inesauribile.
     
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    la vendemmia è una cosa seria . mi piace quando qualcuno si butta nel settore agricolo . comunque le cose vanno fatte con criterio . altrimenti non va bene . tanto meglio avere il papa della propria ragazza vignaiolo convinto . che sia aiutato a far rendere l'azienda .
     
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59 replies since 23/9/2013, 10:59   869 views
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