Racconti incestuosi

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    Nella realtà l'incesto non lo farei mai (mia sorella non la toccherei neanche con un dito, figuriamoci a scoparla!!!) ma nei racconti e nei film mi piace e mi eccita moltissimo
    Ecco qualche racconto divertente...

    COME DA PICCOLI

    Quell'estate tutti i parenti erano ospiti a casa di Andrea. Sia i parenti da parte di sua madre, che avevano occupato la parte est della villa, sia i parenti da parte di suo padre, che invece si erano sistemati nella parte ovest. Nonostante la villa fosse molto grande, quando tutti i parenti furono arrivati non rimase nemmeno una camera libera. Non solo, per far spazio a zio Michele che non ne voleva sapere di dividere la camera con la nipote, Alessandra fu spostata -coattamente, secondo lei- in camera di Andrea, in cui sarebbe rimasta per il tempo della visita, una settimana.

    Essendo quasi coetanei -Andrea aveva 17 anni ed Ale era appena 10 mesi più "vecchia"- Andrea ed Ale avevano già diviso la stanza da piccoli: avevano caratteri compatibili e per lo più andavano d'accordo. Inoltre, avevano lineamenti molto simili, tanto che spesso -a scuola, sopratutto- venivano scambiati per gemelli. D'altra parte, pensò Andrea quando gli dissero che avrebbe ospitato sua sorella, erano passati molti anni dall'ultima volta che avevano dormito nella stessa stanza, e forse erano sorte nuove esigenze riguardo alla privacy. Non da ultimo, l'idea di dividere il letto con sua sorella gli sembrava -in qualche modo che non riusciva bene a chiarirsi - "strana".

    La prima sera ci fu una grande cena che mise a dura prova gli ospiti, tanto che subito dopo l'amaro tutti erano già rintanati nelle loro camere e pronti per la notte. Andrea, come suo solito, andò in bagno per lavare i denti e subito dopo si mise a letto. Questa volta, però, aspettava sua sorella.

    Quando Ale fu sulla soglia della camera già buia, con la luce proveniente dal corridoio che le disegnava la figura, Andrea si soffermò -forse per la prima volta- a guardare le forme della sorella, vestita con solo una vestaglia corta:

    "Però, ha proprio un bel fisico la Ale" Pensò.

    Il pensiero un po' lo turbò. Non tanto perchè lo considerasse impuro -in realtà non aveva pensato a niente di sessuale - ma perchè l'idea che i loro corpi si sarebbero toccati durante la notte lo innervosiva.

    "E se, involontariamente, mi strofina addosso il seno? E se stanotte ho un'erezione e lei se ne accorge? Penserà che sono un maniaco?"

    In realtà la vista della sorella in tenuta da notte e il pensiero che si apprestava a infilarsi nel letto con lui un certa scossa alle parti basse gliel'aveva già data, ma, si giustificava Andrea, "è solo suggestione: siccome non voglio eccitarmi allora mi viene duro".

    Ale sorrise nervosamente, chiuse la porta e si infilò nel letto. In quello stesso momento Andrea cerco di spingersi il più lontano possibile verso il lato opposto. In un primo momento Ale era girata verso il fratello, ma dopo aver incrociato i suoi occhi decise di cambiare e voltarsi dalla parte opposta. Nel girarsi, piegò le gambe spingendo il sedere in fuori, sfiorando per un attimo il fratello.
    "Maledetto letto piccolo" pensarono enrambi.

    "Andre, scusa."
    "No, tranquilla, mettiti pure comoda, se vuoi cambiamo lato."
    "no dai, va bene così."

    Nei successivi 5 minuti nessuno disse nulla. Andrea si sforzava di non pensare alla sorella, ma continuava a rivivere il momento in cui l'aveva sfiorato con il sedere. Pensava che era sodo e formoso, e non riusciva a fare a meno di immaginare la sorella in ginocchio davanti a lui, con il sedere bene in vista e la vestaglia -già piccola di suo- tirata sù sulla schiena.

    "No... dai... basta..." pensava. E subito dopo l'immagine della sorella carponi davanti a lui.
    "uff... non è possibile..." E le sue coulotte scendevano giù, lasciando intravedere le labbra delle sua figa strette tra le cosce.

    Andrea era ormai eccitato.

    Ad essere sinceri, Andrea aveva già fantasticato su sua sorella altre volte, ma in genere bastava poco per farlo arrossire, e le fantasie andavano via. Questa volta però era diverso, c'era il solito imbarazzo, ma le fantasie non accennavano ad andare via.

    Alessandra si girò verso il fratello, Andrea incrociò il suo sguardo, pensò al suo uccello duro e per un attimo sentì di essere stato scoperto. Solo il buio gli permise di nascondere le guance ormai viola dall'imbarazzo. chiuse gli occhi e si girò dall'altra parte.

    "Ti imbarazza dormire con me?" chiese Ale.
    "Ma figurati, No!" Disse Andrea ostentando sicurezza.
    "Allora girati da questa parte, non ho sonno e voglio parlare".
    "Oddio, ora si accorge che ce l'ho duro" Pensò Andrea. "No" fu l'unica cosa che riuscì a proferire
    "Come No? Perchè?"
    "Perchè, sai com'è... i ragazzi quando si sdraiano gli viene duro"
    "Tutte le volte che si sdraiano?" chiese stupita Ale
    "No, solo quando si sdraiano a lungo"
    Alessandra rise "Quindi ce l'hai duro?"
    "..."
    "Dai, non ti preoccupare, tanto non lo vedo, è sotto le coperte. Non fare storie e girati, voglio parlare"

    Con enorme sforzo, Andrea riuscì a girarsi senza toccare la sorella. Era così al limite del letto che le coperte erano tutte tirate dalla sua parte e sembrava quasi stesse per cadere.

    "Adesso ti cadi... avvicinati" Disse Ale continuando a ridacchiare
    "Ma dai..."
    "Non ti preoccupare, giuro che se mi tocchi con il tuo coso" ormai Ale rideva senza più controllo "non faccio niente"
    "Ale... veramente... è imbarazzante se fai così..."
    "Non fare il bambino, avvicinati che sennò tiri tutte le coperte e mi soffochi, avanti"

    Nell'avvicinarsi, Andrea non calcolò bene la lunghezza del "coso", che finì per toccare lo stomaco di Ale. Lei spalancò gli occhi per un istante, provando a soffocare la risata; Andrea imbarazzato provò a mettersi supino ma peggiorò la situazione, dato che ora la sagoma del "coso" era perfettamente disegnata dalle coperte rigonfie

    "Ahahahaha" scoppiò a ridere Alessandra
    "stronza, finiscila..."
    "sennò che fai, mi infilzi? Dai, girati verso di me, non ti preoccupare, siamo fratelli, non ti devi sentire in imbarazzo"

    Andrea si girò, ma ancora cercava di mantenere le distanze dalla sorella.

    "Senti, Andre, io così sto scomoda, il pavimento sarebbe meglio. Dimentichiamoci del tuo coso e dormiamo come persone normali"
    "Cioè?"

    Alessandra si avvicnò al fratello, arrivando ad un centimetro. "Avvicinati anche tu" gli disse. Andrea si mosse, sentendo subito il seno di Alessandra che premeva contro il suo petto. La sensazione del corpo caldo della sorella lo distrasse per qualche secondo dalla sensazione del suo ucello ormai completamente adagiato contro il pancino di Alessandra.

    "Ora va meglio" disse Ale, mentre l'uccello di Andrea continuava a contrarsi e rilassarsi come in preda a convlusioni. "Tutto ok lì? Sei comodo?"
    "Ok" rispose Andrea

    Stranamente, dopo pochi secondi i due si addormentarono.

    Quando Andrea aprì gli occhi erano le 5:30. Alessandra nel frattempo si era girata dall'altra parte, e il suo sedere era premuto contro il pube di andrea, che aveva l'impressione che il suo cazzo -duro- fosse incastrato tra le natiche della sorella.

    Andrea si tirò indietro, allontanando lil cazzo dalla sorella. Le mise una mano sul fianco e lievemente le sollevò la gonnellina del vestitino che usava come vestaglia, scoprendo le sue coulotte. Alessandra si mosse, ma dormiva ancora. A quel punto Andrea avvicinò di nuovo il cazzo al sedere della sorella, spingendo questa volta contro le coulotte. Mosse il bacino avanti e indietro, cercando di entrare tra le natiche di alessandra con il cazzo sempre più duro. Si allontanò di nuovo e, in un impeto di eccitazione, decise di togliersi i boxer. Facendo attenzione a non svegliare la sorella sfilò i boxer e li mise da parte, alzò di nuovo la vestaglia di Alessandra e spinse il suo cazzo, ora nudo, contro le sue coulotte. Muoveva il bacino avanti e ditetro, provocandosi piacere mentre strofinava il cazzo contro le coulotte della sorella. Vedendo che nonostante continuasse lei non sembrava svegliarsi, decisde di provare a tirare giù le coulotte. Allontanò il bacino e con le mani afferrò i bordi ricamati delle coulotte, ritirandoli piano verso il basso. Quando le natiche furono quasi completamente scoperte, Alessandra iniziò a svegliarsi.

    Andrea si fermò, pensando che la sorella non si sarebbe accorta che era nudo. Non riusciva a capire se Alessandra si fosse accorta di qualcosa e aspettava che lei facesse o dicesse qualcosa. Visibilmente insonnolita, disse:

    "Ho bisogno di mettermi comoda, spero non ti crei problemi"

    Afferrò la vestaglia e la tirò sù, sfilandola completamente sopra la testa e lasciandola cadere sul pavimento. Si rimise nella posizione precedente e, apparentemente, si riaddormentò.

    Era quasi completamente nuda, con le coulotte mezze tirate giù e i capezzoli che spuntavano fuori dalle coperte. Guardandoli Andrea pensò che Alessandra avesse una terza abbondante, la fissava e immaginava quale consistenza potesse avere. Riavvicinò il bacino al sedere della sorella orami scoperto e fece scivolare la cappella tra le sue natiche, muovendosi avanti e indietro.

    Andrea pensò Alessandra non poteva non accorgersi di niente, e concluse che stava solo facendo finta di dormire. Vedendo però che non cercava di spostarsi o si irrigidiva, continuò a muoversi finchè non iniziò a sentire al cappella umida. Si fermò, avendo paura di stare per venire, ma in quel momento fu alessandra che iniziò a muovere il bacino, facendo strisciare le natiche contro la cappella del fratello, che a quel punto non riuscì più a resistere è spruzzò il suo sperma tra le natiche e sulle coulotte mezze abbassate della sorella.

    Mentre spruzzava, Andrea ricominciò a muoversi per godersi l'orgasmo, e in un picco di piacere con la mano afferrò il fianco di alessandra stringendolo per qualche secondo.

    Dopo aver finito, in un attimo di lucidità cerco di pensare a cosa fare. Alessandra rimaneva immobile, con lo sperma che dalle natiche colava sulle coulotte, sulle cosce e sulle lenzuola. A quel punto Andrea pensò che stesse davvero dormendo, ma d'un tratto Alessandra si sollevò, si mise in piedi davanti al letto e tirò giù le coulotte, restando completamente nuda. Rimase in piedi accanto al letto per pochi istanti, per poi rimettersi sdraiata nella posizione precedente, senza dire assolutamente nulla.

    Andrea rimase immobile e Alessandra mosse ancora una volta il sedere verso di lui, spingendo ancora la cappella attraverso le sue natiche, ancora umide. Andrea sentì distintamente il suo sperma tra le natiche della sorella, che continuava a spingere verso di lui facendo sprofondare il suo cazzo sempre più all'interno della natiche. Era abbastanza scioccato da quello che aveva fatto ma sopratutto dal comportamento della sorella, che continuava a non dire niente e a far finta di dormire.

    Intanto erano arrivate le 7:00, e Andrea sentì i primi rumori degli altri che si svegliavano. Dopo poco anche Alessandra si svegliò, mettendosi in piedi nuda come se niente fosse e rivestendosi. Questa volta fu Andrea a fingere di dormire, aspettando che la sorella fosse uscita per poi vestirsi anche lui.

    Durante tutta la giornata cercò di evitarla, sorridendo imbarazzato quando incrociava il suo sguardo. Alessandra al contrario non tolse gli occhi di dosso al fratello per tutto il giorno, cercando il suo sguardo e il contatto fisico ad ogni occasione, ammicando e sorridendo maliziosamente.

    Alla sera Andrea si mise a letto dopo essersi lavato i denti, aspettando curioso Alessandra. La sorella arrivò dopo poco, stavolta indossando degli slip piccolissimi e un reggiseno nero.

    "Hai messo i boxer" disse Alessandra "pensavo volessi stare comodo stasera"

    Andrea non rispose. Alessandra chiuse la porta -stavolta a chiave- e inizò a spogliarsi. Quando fu nuda Andrea riuscì appena a percorrere il suo corpo con gli occhi, che lei spense la luce e iniziò ad avvicinarsi al letto. Andrea si tolse i boxer e si girò verso il lato di Alessandra, lei si distese stavolta rivolgendo il viso al fratello, avvicinandosi fino a sfiorargli il naso e premendo i seni nudi contro il suo petto.

    "Sei pazza o cosa?" Disse Andrea
    "Perchè sarei pazza, sentiamo?"
    "Lo sai, stamattina..."
    "Non mi va di parlarne, stiamo qui distesi e in silenzio, non dire niente" Disse Alessandra interrompendo il fratello.

    Andrea pensò che la sorella si fosse pentita, ma d'un tratto si accorse che le sue dita gli stavano afferando il cazzo. Sobbalzò, mentre alessandra muoveva le dita lungo tutta la lunghezza del cazzo, probabilmente il primo che avesse mai toccato. Eccitato, Andrea allungò una mano e afferrò uno dei due seni della sorella. I due giocarono così per qualche minuto, finchè Andrea non cominciò a scivolare con la mano sul pancino della sorella, verso il bacino. voleva sentire la sua figa.

    Alessandra si sollevò per permettere al fratello di raggingerla, e sollevò una gamba in modo da tenerla bene a portata di mano. Andrea mosse un dito lungo tutto il pancino, sull'ombelico, giù fino a sentire i peletti di Alessandra e infine le sue labbra. Proseguì ancora e timidamente iniziò a spingere con il dito per entrare dentro.

    Intanto Alessandra aveva afferrato il cazzo di Andrea e muoveva la mano su e giù con forza, quasi come se volesse farlo venire. Andrea cercò di resistere distraendosi e concentrandosi sul suo dito nella figa della sorella. Continuò a muoverlo dentro e fuori cercando di arrivare sempre più in profondità. Alessandra iniziò a mugolare mentre Andrea la penetrava con un dito e le stringeva i capezzoli con l'altra mano. Ad un tratto Andrea sentì la figa stringersi intorno al suo dito e diventare caldissima, il viso di Alessandra si contrasse e i suoi occhi si chiusero. Rimase così per qualche istante, finchè l'orgasmo non passò, poi riaprì gli occhi e guardo Andrea, sorridendo.

    "Sei vergine?" Chiese ad Andrea
    "Sì, tu?"
    "Anche, vuoi provare a...?"
    "Tu vuoi?"

    Alessandra ci pensò un attimo e poi annuì. Andrea si mise sopra di lei e piano cercò di guidare il cazzo verso la sua figa con la mano. Iniziò a spingerlo contro, sentendo le labbra che piano piano cedevano per accoglierlo. Alessandra si mosse, cercando la posizione più comoda per accogliere dentro di lei il cazzo del fratello. Infine Andrea si appoggiò sopra la sorella, iniziando a scoparla mentre il suo corpo era sempre più rilassato.

    All'inizio Andrea si mosse piano, poi sempre più veloce finchè i due non raggiunsero un certo equilibrio e cominciarono a muoversi in modo coordinato. Mentre si soprendeva di quanto stesse resistendo, Andrea sentì che Alessandra stava avendo un nuovo orgasmo, e che la sua figa si contreva di nuovo intorno al suo cazzo.

    Andrea cercò di tirarsi fuori, ma Alessandra lo fermò "Vieni dentro di me, non ti preoccupare, è ok"
    Andrea si rilassò e rilasciò i muscoli, riempiendo la figa di alessandra con il suo sperma.

    Quando finì guardò la sorella senza dire niente.
    "Che dici, meglio questo che cercare di scoparmi il culo mentre dormo..." disse lei.
    "Hai ragione" rispose sorridendo Andrea.
    "Riposiamoci un attimo, dopo possiamo rifarlo" Disse Alessandra girandosi dall'altro lato.
     
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    Mah...sarò sincero, senza vedere e toccare non riesco a trarre piacere alcuno ^_^ (non m' importa di chi debba essere, ma immaginare soltanto non mi fa nè caldo nè freddo)
     
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    E' solo un racconto, ho già precisato che nella realtà l'incesto non mi interessa proprio.
    Presto posterò altri racconti.
     
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    Io, invece, ho solo espresso una mia opinione personale (e cioè che i racconti, di qualunque tipo siano, non mi eccitano affatto!)

     
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    CITAZIONE (BeatOFPleasure @ 14/5/2012, 00:30) 
    Mah...sarò sincero, senza vedere e toccare non riesco a trarre piacere alcuno ^_^ (non m' importa di chi debba essere, ma immaginare soltanto non mi fa nè caldo nè freddo)

    A corto d'immaginazione?
     
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    SONO L'UOMO DI MIA SORELLA


    Inizierò dicendovi che è colpa/merito dei nostri genitori se la relazione è iniziata, nostro padre è un ingegnere e, per motivi di lavoro ha dovuto viaggiare molto portandosi appresso la famiglia, così io e mia sorella siamo cresciuti vivendo un anno o due al massimo in un posto per poi trasferirci, per poi ritrasferirci etc etc questo dalla mia nacita fino ai miei vent'anni, e se già era penoso quando eravamo piccoli e perdevamo gli amici, figurati quando siamo cresciuti e abbiamo iniziato a perdere i primi fidanzatini mia sorella e le prime innamorate io.

    La cosa ha influito molto sul nostro carattere, non solo ci ha uniti molto ma ha fatto si che Giulia si isolasse dall'esterno cominciando a blindare tutti i ragazzi che le stavano dietro (è davvero una bella figa ve l'assicuro) e invece che io cominciassi a trattare tutte le ragazze che conoscevo solo come dei buchi da riempire e da scaricare subito dopo oppure, se mi facevo una storia con loro, di metter loro le corna appena potevo.

    Non sono bello come Giulia e ho un carattere veramente di merda ma nonostante questo, o forse proprio per questo, riesco ad ottenere diversi successi.

    Cinque anni fa l'ennesimo (ultimo) trasferimento in una nuova città io 19enne e Giula 18enne, lei si iscrive a scuola per l'ultimo anno di Liceo e io continuo i miei studi universitari. L'anno dopo nostro padre decide di nuovo di accettare un altro incarico lontano e io e Giulia ci rifiutiamo di seguirlo.Dopo diverse brutte discussioni vinciamo, ci prendono in affitto un appartamentino e si tolgono dai coglioni.

    In quell'anno scarso di permanenza con i nostri genitori Giulia, come faceva ultimamente, aveva fatto l'eremita, andava a scuola, andava in palestra ma non usciva con nessuno e non vedeva nessuno, il suo cellulare suonava spesso, per di più ragazzi che se la volevano scopare ma lei non rispondeva neanche, io invece mi ero dato da fare, a mio modo, Avevo iniziato una relazione con la giornalaia vicino a casa, lei faceva il turno del mattino, il marito pomeriggio e sera e quando il marito era all'edicola, quando ne avevo voglia io mi infilavo a casa sua per scoparmela nel loro lettone, e avevo iniziato a frequentare gruppi conosciuti tramite colleghe universitarie in cui avevo qualche obiettivo femminile, in particolare uno che usciva ogni weekend in cui c'era una ragazza, Letizia, che mi piaceva moltissimo e, come ruota di scorta, c'era la collega di studio che mi ci avava portato, non bella ma fidanzata, che aveva sbarellato di fronte al mio modo di fare da stronzo e, anche se viveva sempre piena di sensi di colpa aveva iniziato a darmela ogni volta che gliela chiedevo. Non sto raccontandovi questo per fare lo sborone, anche perchè non ho nessun merito per quelle conquiste, diciamo che ho un dono, quello di intuire quando una donna è debole o comunque vulnerabile, credo che funzioni come per gli animali predatori, quando capiscono che un animale è più debole degli altri e scelgono di cacciare lui ignorando il resto del branco, ve lo stò raccontando per spiegarvi la dinamica che ha spinto Giulia nel mio letto.

    Finchè c'erano i nostri genitori, le mie uscite e le mie notti fuori casa passavano serene, perchè comunque non si sentiva sola e abbandonata, ma quando siamo rimasti in due le cose sono cambiate, lei ha provato a cambiare modo di vita, ad accettare qualche invito ma non era contenta e sopratutto era terrorizzata che io mi fidanzassi e la lasciassi da sola. Quando, a relazione iniziata le ho chiesto cosa aveva provato per me che l'aveva spinta ad offrirsi come aveva fatto, lei mi ha confessato che per lei ero sempre stato non solo un fratello ma anche l'unico vero amico, quello che c'era sempre, pronto a consolarla ed a coccolarla, l'unico su cui poter contare; e quando le ho chiesto se in quello che provava c'era anche qualcosa di sessuale lei, nonostante già scopassimo da un pò, è arrossita e mi ha detto che c'erano stati dei momenti nel corso della sua adoescenza, in cui aveva fantasticato non di scopare, la cosa per lei era impensabile, ma che "Le sarebbe piaciuto un sacco se l'avessi toccata e mi fossi fatto toccare da lei fino a baciarci in bocca" (sue testuali parole), mi ha detto che aveva deciso di provocarmi e quindi di arrivare al sesso con me più che per voglia di andare fino in fondo, (voglia che gli e cominciata dopo che lo abbiamo fatto per la prima volta e le è piaciuto molto) perchè aveva capito che con il sesso mi avrebbe legato a se per moltissimo tempo ed aveva ragione, dopo mesi di corteggiamento Letiza ha ceduto e ci siamo fidanzati, siamo stati insieme quasi due anni e per tutto questo tempo quando non passavo le notti con lei (poche perchè i genitori erano due rompiballe) c'era Giulia a scaldarmi il letto, e anche ora che ho un'altra ragazza, scopo molto più con Giulia che non con lei.

    Si è decisa dopo un intera settimana in cui non ero tornato a casa a dormire, il giornalaio era stato investito ed era in ospedale e non potendo scopargli la moglie nel pomeriggio ma avendo la casa libera tutta per noi appena chiudeva l'edicola io raggiungevo la giornalaia a casa dove mi dava figa, vitto e alloggio. C'era un caldo porco, eravamo ai primi di luglio, ancora non eravamo riusciti a scucire a nostro padre i soldi per gli split e dato che a casa della mia collega/amante invece li avevano messi lei mi aveva regalato un pinguino Delonghi che avevo piazzato in camera mia e messo subito in uso, era un sabato pomeriggio ed io ero sdraiato in mutande sul letto a leggere un libro, lei è entrata con indosso una maglietta rosa lunga che copriva le mutandine, non aveva altro, era imbarazzata ma è riuscita a non farmene accorgere scherzando sul fatto che ero un bastardo a tenermi il freddo tutto per me, dopo di chè si è sdraiata affianco a me, io ho un letto matrimoniale e c'era molto spazio, e, nonostante questo, Giulia si è piazzata a pochi cm. un pò per il freddo ed un pò per la tensione i suoi capezzoli erano eretti era impossibile non notarli, lei si è accorta che li guardavo, è arrossita ma non ha fatto nulla ne per coprirsi ne per allontanarsi e li il mio sesto senso mi ha avvisato che se la volevo era mia. La volevo, così ho chiuso il libro mi sono girato verso di lei e ho iniziato ad accarezzarle le tette giocaldo con i suoi capezzoli turgidi, lei ha chiuso gli occhie non ha detto nulla, poo prima che le infilassi la mano sotto la maglietta mi ha chiesto:"ti piacciono?" "moltissimo" "aspetta, mi tolgo questa così puoi toccarmeli meglio!", si e tolta la maglietta, aeva ed ha due tette favolose, all'epoca coppe B, ora C piene, con le aureole come piacciono a me piccole e rosa, assieme ai capezzoli sembrano due fragole, ci ho giocato e gleli ho baciati e succhiati, lei teneva gli occhi sempre chiusi, poi con la mano sono andato a cercare il suo tesoro nascosto, aveva le gambe chiuse ma mi è bastata una piccola pressione perchè le aprisse, quando l'ho toccata lei ha avuto un fremito ed io le ho sussurrato "Giulia io continuo finhè non mi dirai di fermarmi" lei ha annuito continuando a tenere gli occhi chiusi, io per un pò ho continuato ad alternarmi tra le sue tette e la fighetta ma senza toglierle le mutandine, volevo vedere se se le levava da sola come aveva fatto con la maglietta, visto che non si decideva le ho detto"Non è che i togli anche queste, così posso toccarti meglio?" la risposta è stata "se vuoi puoi togliermele tu!", dopo un pò di tempo, quasi un anno ha iniziato a togliersele da sola, a volte a farsi trovare già senza, ma i primi tempi era assolutamente un compito mio. Gliele ho tolte ed ho scoperto con piacere e sorpresa che era bionda anche sotto, mi era capitto di avere avuto storie con bionde, ma nessuna lo aveva anche giù, era uno spettacolo fantastico, ho iniziato a giocare con la sua fighetta ed esplorandogliela ho capito che non era vergine, la cosa non mi è affatto dispiaciuta, io non sono affatto geloso e le volte che mi sono trovato da scopare una vergine e stta una grossa seccatura, non ho detto nulla e ho iniziato a leccargliela era buonissima anche perchè finalmente aveva iniziato a bagnarsi, avevo deciso che se non si fosse bagnata mi sarei fatto fare una sega o, se non mi mandava a cagare un pompino ma non l'avrei scopata a secco.Invece era pronta così le ho detto prendendo un profilattico:" Giulia, parla ora o taci per sempre perchè dopo che lo abbiamo fatto non si potrà tornare indietro" lei mi ha detto "mi vuoi bene? Non mi scaricherai dopo avermi scopata?" "si ti voglio bene e no non ti scaricherò tu sei parte di me" "allora puoi farmi tutto", le ho fatto vedere come si metteva il preservativo poi capendo che era tesa e spaventata ho ripreso a giocare con lei baciandola e lavorandole la figa con dita e lingua e quando è stata si nuovo bagnata delicatamente, nella posizione del missionario l'ho penetrata, era deliziosamente stretta, quando sono stato tutto dentro le ho detto "giulia sei bellissima" lei "Com'e fare l'amore con me?" "non ho mai provato niente di simile, è meraviglioso e per te?" "L'avevo fatto solo una volta e non mi era piaciuto, con te mi sento bene, mi piace che sei dentro di me!" ho iniziato a baciarla e a muovermi scopandola, sono molto bravo a trattenermi, quello forse e l'unico pregio che ho e con grande sforzo sono riuscito a farla venire, so che se godono la prima volta poi gli da dipendenza e il mio piacere in quella prima volra è stato sacrificato al suo, aver dovuto aspettare i suoi tempi mi ha rovinato l'orgasmo ma ne è valsa la pena, lei era felice di averlo fatto sorpresa e sballata dall'essere venuta e io sapevo che mi sarei rifatto con gli interessi di quell'orgasmo sfigato.
     
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    Ma si tratta mica della nostra Giulia? :unsure:
     
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    So che l'ho scaricato da internet e mi ha fatto sborrare a go-go.
     
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    Una Nonna Comprensiva


    Cominciò tutto una mattina, mentre erano tutti e due in cucina.
    Marzia non l’avrebbe mai più dimenticato. Lei stava rassettando e Aldo stava finendo di fare colazione.
    Marzia era passata a trovare sua figlia di mattina presto. Aldo non era andato a scuola perché febbricitante. A un certo punto la figlia era dovuta uscire per una commissione pregando Marzia di trattenersi fino al suo ritorno per non lasciare solo il ragazzo. Marzia aveva acconsentito. Dopo un po’ il nipote si era alzato e lei gli aveva preparato la colazione.
    Marzia girava per la cucina, sciacquando qualche stoviglia e riponendo biscotti e marmellata nella dispensa. Era del tutto inconsapevole che Aldo la seguisse con lo sguardo ovunque andasse per la stanza.
    Accadde tutto all’improvviso. Marzia era chinata a sistemare scatole e barattoli negli scaffali più bassi del mobile. Non aveva sentito Aldo avvicinarsi. Sentì però il corpo di lui appoggiarsi al suo, le sue mani afferrarle il sedere. Si raddrizzò di colpo e allora le mani di Aldo salirono ad abbrancarle il torso, si fermarono sui suoi seni, glieli avvolsero, glieli palparono, glieli strizzarono anche, ma appena appena. Marzia si inarcò. Aldo si avvinghiò ancor più a lei, senza mollare la presa sul seno, spingendo in avanti il ventre contro il fondoschiena di lei.
    A Marzia, dopo, quell’istante sembrò che fosse durato minuti, ma tutto si consumò in meno che bere un bicchier d’acqua. Lei si divincolò dall'abbraccio e girò su se stessa, fronteggiando il nipote. Aldo stava rigido e ansimante, gli occhi sbarrati. Marzia, d’istinto, gli rifilò un ceffone. Nell’aria silenziosa della cucina lo schiocco delle dita di Marzia sulla guancia di Aldo rimbombò come un eco. Il rumore scosse Marzia. Ritrovò la parola: “Ma sei impazzito?”, riuscì a mormorare. Ma Aldo già scappava via, lasciando sua nonna, sola e del tutto sconvolta.
    Quando riprese a respirare normalmente, si guardò la camicetta che era, ora, tutta stropicciata. Si era appena rimessa in ordine, quando il campanello annunciò il rientro di sua figlia. “Meno male!” pensò Marzia che, altrimenti, non avrebbe saputo cosa fare o dire. Aprì quindi la porta già con la borsetta in mano, oltrepassando frettolosamente la soglia di casa. “Devo andare, ho dimenticato una cosa urgente….” borbottò, allontanandosi, lasciando sua figlia attonita per tanta precipitazione.
    Per il resto della giornata Marzia non riuscì a cancellarsi dalla mente il pensiero di suo nipote che le saltava addosso e le afferrava le tette. Era stupefatta e indignata. E ancor più si stupì e si turbò nell’accorgersi, a sera, a casa sua, mentre si spogliava per andare a letto, di avere ancora i capezzoli duri.
    Il pensiero di quel che era successo non abbandonò Marzia nei giorni seguenti.

    Si interrogò sulle ragioni del comportamento di Aldo, senza trovare risposta. Era stato tutto troppo imbarazzante per parlarne con altri, né poteva evitare di incontrare la sua famiglia. Aldo, dal canto suo, si comportò normalmente, senza alcun apparente disagio. Marzia finì con l’attribuire la causa di tutto a un istinto inconsulto, forse provocato dalla febbre, una sorta di delirio da sveglio, una specie di raptus.
    Aldo aveva sedici anni. Il fisico era ancora acerbo, da adolescente, ma era un ragazzo sveglio e maturo. Le agitazioni, i turbamenti della pubertà. E lei… lei si era trovata nel momento sbagliato….
    Marzia si appagò di queste spiegazioni, che però non eliminarono del tutto la sua curiosità verso il nipote.
    Un giorno, approfittò di una mezz’ora in cui era rimasta da sola in casa della figlia, per entrare nella stanza di Aldo. Voleva curiosare, senza cercare specificamente qualcosa.
    Invece trovò subito, non molto acutamente nascosti sul fondo della libreria dietro i libri di scuola, un mazzo di riviste pornografiche.
    Si disse che doveva vedere, perché una nonna è giusto che sappia. Cominciò a sfogliarle. Non è che fosse una sprovveduta in fatto di sesso. A 56 anni, vedova da cinque, si era messa il “cuore in pace”. Da giovane, con il marito il piacere nei primi anni non era mancato, poi la passione si era indebolita e Marzia aveva avuto due superficiali relazioni con colleghi di lavoro del marito. Le riviste porno non erano però certo il suo genere e il cuore le batteva per quel gesto proibito. Cominciò a guardare foto di corpi nudi e di scopate. Le sembravano tutte uguali, volgari, esplicite quanto disgustose. Ci mise un po’ a realizzare cosa le accomunava: erano tutte foto di donne di mezza età, con i capelli grigi, a volte addirittura bianchi, fotografate con partner più giovani, quasi mai completamente nude ma invece in lingerie, calze nere, reggicalze, guepiere. Marzia era sbalordita: mai avrebbe supposto che donne così grandi si facessero fotografare in quelle pose. Lesse i titoli delle riviste: anch’essi non lasciavano dubbi, “Gnocche mature”, “Lady arrapate”, “Mamme e nonne in calore”. Quest’ultimo attirò la sua attenzione. Che razza di roba guardava suo nipote? Smise di sfogliare e le appoggiò in grembo pensierosa. Inclinate verso il basso, dall’ultima del mazzo di riviste scivolò in terra qualcosa. Erano foto. Quando le prese in mano il cuore di Marzia sobbalzò: erano sue! Ricordava quando erano state scattate: le aveva prese lo stesso Aldo con una macchina fotografica che gli era stata regalata per il suo compleanno, durante la festicciola in casa. Ma solo alcune erano foto di gruppo. Un paio ritraevano Marzia a figura intera, altre erano primi piani delle sue gambe mentre era seduta sul divano (ricordava la gonna che indossava quella sera e le scarpe con i tacchi un po’ alti che si era messa), del suo sedere, una perfino del profilo del suo seno, inquadrature prese ovviamente di nascosto tra le altre. E poi … poi ce n’era una a figura intera dalla quale era stato ritagliato il suo volto. Non avrebbe saputo dire come le era venuta l’intuizione, ma prese a sfogliare febbrilmente quella ultima rivista finché non la trovò: il suo viso ritagliato incollato sopra quello di una delle modelle, una donna a seno nudo, in bustino e calze a rete, sdraiata su un letto a gambe divaricate che si sditalinava, mentre un uomo nudo inginocchiato davanti a lei si toccava il membro come se si stesse masturbando.
    Rimase un po’ a osservare quella immagine, come ne fosse ipnotizzata. Si riscosse appena in tempo per accorgersi che da un momento all’altra gli altri potevano rientrare. Si affrettò, le mani tremanti, e non solo, a cercare di rimettere tutto a posto così come l’aveva trovato.
    La scoperta che Marzia aveva fatto nella camera di suo nipote fu l’inizio di una settimana di preoccupate elucubrazioni. Marzia era improvvisamente consapevole dell’attenzione morbosa che il nipote le riservava. Lo stesso episodio della cucina assumeva una luce nuova: non un casuale momento di follia, ma l’esplosione di uno stato d’animo represso. Ma altri episodi tornavano alla mente di Marzia, incastrandosi ora al loro giusto posto come i pezzi di un puzzle. Aveva avuto qualche volta la sensazione che la propria biancheria sporca, nel cestone del bagno di casa, fosse stata rovistata: mutandine che avrebbero dovuto stare sul fondo, erano in cima al mucchio, collant che erano stati buttati nel cestone distrattamente arrotolati che erano invece distesi come se … qualcuno li avesse toccati!
    Adesso che Marzia sapeva quel che aveva scoperto non faceva troppa fatica a immaginare che Aldo infilasse le mani fra i suoi reggiseni, le sue calze per… per farci cosa?
    Marzia aveva bisogno di capire. Non poteva creare uno scandalo, ma decise di affrontare il nipote.
    Trovò l’occasione: “Aldo, per favore, vieni qua, ho bisogno di parlarti!”. Lo fece sedere accanto a sé sul divano. Tirò un sospiro e osservò per un istante il nipote, prima di iniziare. Aldo era biondino, con un paio di occhi nocciola e una pelle bianca che lo faceva sembrare ancora più giovane. E invece era un uomo, o lo stava diventando. Marzia decise di trattarlo come tale. “Aldo, quello che è successo l’altro giorno…”, cominciò, fermandosi subito perché nemmeno Marzia sapeva bene in quale strada avventurarsi. Aldo la interruppe subito, aveva capito di cosa voleva parlare di sua nonna, esplose in un torrente di parole che avevano lo scopo di tapparle la bocca, farle perdere il filo, forse farle dimenticare il suo proposito: “Oddio, nonna, ti prego, non ne parliamo, ti prego, dimentica tutto, non so cosa dire, scusami, non so spiegarti cosa m’abbia preso, ti prego perdonami, non lo dire a nessuno, ti sei offesa tanto?, non credevo, non volevo, non pensavo di fare nulla di male, non parliamone più…”.
    “Ne parliamo invece! Non sono arrabbiata, stai calmo. Solo, vorrei una spiegazione.” “Non so, nonna, non so cosa m’abbia preso, non lo so davvero, lo giuro!” E lo sapeva bene, invece, sebbene quel che non sapesse spiegarsi era perché proprio quel giorno non avesse improvvisamente più resistito alla tentazione di andare a toccare il culo e le tette di sua nonna. “Aldo, guarda che con me puoi parlare, resta un segreto fra noi. Sono abbastanza vecchia da sapere come vanno le cose. Dì un po’: ce l’hai la ragazza?”, e, al diniego con il capo del nipote, “Vedi, lo so che alla tua età… c’è una specie di subbuglio, ecco! Si fanno cose pazze, capisci?” Aldo annuiva. “Io credo che quel che è successo è una di queste cose…” diceva Marzia, ma pensava, più ancora che alle mani sul seno, al rozzo fotomontaggio. “Sei d’accordo?”, chiedeva Marzia e sì, sì, sì, faceva Aldo con il capo, felice di cavarsela. “Per cui, per me l’incidente è chiuso, anzi … non c’è mai stato. Però…”, Marzia non poteva fare a meno di fargliela quella domanda, che da più di una settimana le frullava per la testa senza che riuscisse a scacciarla, quella domanda che era la più importante di tutte, “… dimmi la verità: ti sei mai masturbato pensando a tua nonna?”
    “Ma, nonna, no, assolutamente, ma cosa dici!” fu la risposta di Aldo, tanto immediata quanto accompagnata dal rossore che gli invadeva le gote. E così Marzia seppe che mentiva.
    Aldo non si rese conto di essersi tradito. Anzi, benché non si fosse certo aspettato quella domanda a bruciapelo, si convinse che la sua risposta sarebbe stata creduta sincera. Aldo si masturbava eccome pensando a sua nonna. Non avrebbe saputo davvero dire cosa lo attraesse di lei, se il corpo maturo e rotondo, se le movenze sensuali, se quei capelli neri striati di grigio dove la tintura già andava via, se quelle piccole rughe che ne circondavano gli occhi azzurri o le labbra carnose. Ogni volta che pensava a sua nonna o le stava accanto, Aldo era preda di un inestricabile impasto di colpa e piacere, da cui in fondo non voleva veramente liberarsi e per questo andava in cerca di alibi e scuse. Come adesso che dava quasi la colpa a sua nonna e al fatto che avesse indossato proprio in quella circostanza calze fumè se non riusciva, nonostante si ordinasse di non farlo, a staccare i suoi occhi dalle sue ginocchia appena scoperte dal bordo della gonna.
    Aldo era troppo ingenuo per capire quanto sua nonna gli avesse letto nel cuore. Troppo ingenuo anche per rendersi conto che neppure la direzione e l’oggetto dei suoi sguardi erano sfuggiti a Marzia. Era preoccupato solo del fatto che sua nonna potesse notare l’incipiente rigonfiamento che aveva cominciato a crescergli dentro i pantaloni. Fu perciò felice quando una assai assorta Marzia rispose con un lieve cenno del capo alla sua richiesta di poter andar via. Aldo non pensava di masturbarsi, solo di ricacciare l’uccello dentro gli slip, quando entrò nel bagno di sua nonna. Ma quando vide, ben stesi sul bordo della vasca, un paio di collant grigi di sua nonna, non volle più trattenersi. Li prese e li portò al viso, respirando il profumo di donna che contenevano e lasciandosi accarezzare le guance. Si sbottonò i pantaloni e la sua mano corse a toccare il pisello già rigido. Tante volte aveva toccato i suoi indumenti intimi, ma mai aveva osato masturbarsi nel bagno di sua nonna!
    Non poteva immaginare che quel paio di collant, in una posizione in cui lui non poteva non vederli, era stata proprio Marzia a sistemarli, per avere conferma o smentita dei suoi sospetti sul nipote. Ma, dopo la candida bugia che le aveva rifilato, e le occhiate furtive che Marzia aveva colto dirette alle sue gambe, lei non aveva più bisogno di altre prove. Eppure, quando entrò nel bagno per controllare, dopo esser rimasta sola in casa, e vide i suoi collant appallottolati in cima al cestone li prese in mano e in quell’istante fu colpita dall’immagine di Aldo che avvolgeva l’asta turgida nelle sue calze. Dovette appoggiarsi al muro, per non cadere.
    Quando, qualche settimana dopo, la madre di Aldo pregò Marzia di ospitare il giovane per un week-end durante il quale lei e il marito si sarebbero concessi una vacanza, Marzia d’istinto pensò di rifiutarsi. Ma come l’avrebbe giustificato, si disse immediatamente, senza suscitare i dubbi di sua figlia? Così acconsentì, dicendo a sé stessa che non avrebbe potuto fare altrimenti.
    I genitori accompagnarono Aldo a casa di sua nonna sulla strada per l’aeroporto. Era venerdi pomeriggio.
    Marzia gli fece sistemare le sue cose, tra cui diversi libri. “A che ti servono?”, chiese. “Sono compiti a casa, da fare per lunedi.”
    Se c’era tensione fra loro due, era solo Marzia ad avvertirla. Aldo si comportava come un nipote affettuoso, come se non si fossero mai detti nulla. “Ragazzate, solo ragazzate”, pensava Marzia, “appena si trova una ragazza gli passano tutti questi strani grilli per la testa”, e intanto se lo coccolava con lo sguardo mentre Aldo in poltrona leggeva silenzioso, e pensava che la morosa se la sarebbe trovata presto perché era proprio un bel ragazzo. E intanto gli volteggiava intorno, continuando a spolverare e mettere ordine nel salone, e, adesso che ci stava attenta, notando con la coda dell’occhio tutte le volte che il nipote interrompeva la lettura per alzare gli occhi e guardarla e ricavando da questo atteggiamento anziché fastidio una lieve soddisfazione, una specie di calore. Finché, essendosi Aldo, dopo l’ennesimo passaggio di Marzia davanti ai suoi occhi, imbambolato con lo sguardo perso verso l’angolo della stanza dove era sua nonna, lei non gli rivolse la parola: “Cos’hai Aldo? A che pensi?”.
    “Niente” fu la risposta, accompagnata però da un leggero rossore. Marzia lo notò e ne fu curiosa. Ma non dovette rivolgere altre domande, perché fu Aldo stesso a continuare: “Nonna, ti dispiace se ti faccio un complimento? Stavo pensando, proseguì senza attendere risposta, lo sai che sei veramente bona?” Marzia si immobilizzò. Si mise a guardarlo, le mani sui fianchi. Anche Aldo la guardava. Marzia indossava una camicetta bianca e una gonna diritta, scura, al ginocchio, collant color visone e scarpe con il tacco medio. Marzia non si sentiva provocante, non aveva cercato di esserlo, eppure: quanti anni erano passati dall’ultima volta che le avevano detto “bona”?
    “Ma cosa ti salta in mente?” Fu a questo punto che Aldo cominciò a impappinarsi. “Vo-volevo solo dirti una cosa carina, nonna, che stai molto bene…” “E non ti viene in mente un altro modo di dire, a tua nonna?” Calcò la voce sulle ultime parole, facendo un passo verso di lui. “Beh, è che … secondo me sei proprio bona, nonna. Quand’eri giovane dovevi essere la fine del mondo!” A queste parole Marzia rinunciò a fingersi indignata. Allargò le braccia: “Vieni qui, dammi un bacio, furbacchione!” Aldo andò verso di lei e Marzia se lo strinse contro il corpo. “E grazie per il complimento”, gli sussurrò all’orecchio. Anche Aldo si strinse a lei e allora Marzia sentì qualcosa di duro che cominciava a spingere all’altezza del suo inguine. Ma non si slacciò dall’abbraccio, non subito: esitò ancora qualche momento, contenta di sentire tra le braccia il corpo tonico del nipote.
    Dopo cena, Aldo la aiutò a sparecchiare. Quando lo vide chinato a collocare i piatti sporchi nella lavastoviglie, Marzia decise di prendersi la sua piccola vendetta. Gli andò dietro e gli pizzicò il sedere. “Ehi! sai che hai proprio un bel culetto!” gli disse e si sentì stuzzicata nel vedere il nipote diventare tutto rosso.
    Finito di fare ordine sedettero insieme sul divano a guardare la televisione. Fu Marzia a sedersi vicino ad Aldo o viceversa? Lei sentiva le ginocchia del nipote contro le sue, ma non le scostò. A un certo punto Aldo fece distrattamente scivolare la propria mano destra fra la sua gamba e quella della nonna. Marzia sentì il dorso della mano di Aldo contro la gamba appena sopra il ginocchio, il contatto caldo attraverso il nylon, ma non cambiò posizione. Marzia si era anche accorta delle occhiate che Aldo furtivamente lanciava alle sue ginocchia. Il ragazzo sperava ed aspettava che l’orlo della gonna si alzasse e consentisse alla sua mano di risalire verso l’alto. Fu accontentato, ma non dalla sorte: Marzia accavallò improvvisamente la gamba sinistra sulla destra, poi, dopo che il movimento aveva fatto scivolare un po’ indietro la gonna, la riappoggiò sul divano. La mano di Aldo era scivolata nello spazio vuoto e così la gamba di sua nonna finì con l’atterrare sulla sua mano che rimase in parte incastrata tra la coscia di Marzia e il tessuto. Aldo trattenne il respiro, sicuro che sua nonna a quel punto si sarebbe allontanata. Marzia rimase invece in quella posizione, tollerando un po’ emozionata la mano morta del nipote.
    Fu quando Aldo cominciò a muoverla impercettibilmente, rischiando di trasformare il contatto in carezza, che Marzia si scosse e si allontanò bruscamente. Il ragazzo era già rassegnato a interrompere quel tocco intimo quando si sentì invece chiedere da sua nonna se fosse disposto a massaggiarle un po’ i piedi.
    Marzia aveva fatto quella domanda con una voce che le era uscita un po’ roca. E senza attendere aveva sollevato le gambe e le aveva deposte sul suo grembo. Aldo non credeva ai suoi occhi: sollevò delicatamente tra le mani i piedi di sua nonna e cominciò un delicato massaggio. La possibilità di toccare quelle gambe su cui aveva tanto fantasticato, la sensazione del nylon sotto i polpastrelli, il calore della sua pelle tra le palme delle mani: era un sogno ad occhi aperti!
    Ben presto le sue mani lasciarono i piedi, avvolsero le caviglie, si soffermarono a palpeggiare i polpacci, raggiunsero le ginocchia. Marzia lo lasciò fare, affascinata dal trasporto che vedeva da parte di lui, conscia delle occhiate sempre più scoperte che cercava di infilare sotto la sua gonna. Lei si impose di non lasciare alcuno spiraglio tra le cosce e intanto si chiedeva: “Cosa spera di vedere? forse se porto le calze?”.
    Fu lei a interrompere il gioco, ritirando di scatto le gambe. Si alzò dicendo che si era fatta l’ora di andare a dormire. Quando fu il momento di scambiarsi la buona notte non osò però neppure baciarlo sulle guance.
    Quando fu sotto le coperte, si toccò tra le labbra della vulva. Si trovò bagnata. Se ne vergognò moltissimo ma contemporaneamente non riusciva a non pensare che suo nipote, nell’altra stanza, si stava probabilmente strofinando quel coso che quando si erano abbracciati le aveva puntato contro il ventre.
    All’indomani nonna e nipote andarono insieme in giro per commissioni. La sottile. ambigua tensione che s’era instaurata in casa si sciolse al sole della bella giornata, durante i loro giri. Marzia condusse il nipote a zonzo nel centro commerciale, poi consumarono insieme uno spuntino, e quando venne l’ora di andar via, puntò decisa verso un negozio di lingerie. “Devo comprare delle calze”, spiegò ad Aldo, i cui sensi entrarono subito in allerta. E lo ripeté alla commessa: “No, non collant, vorrei vedere delle calze.” Il ragazzo rimase a guardare affascinato sua nonna esaminare vari tipi di calze. Infilando dentro la mano e allargando le dita per saggiarne la velatura, un paio di volte si voltò anche verso il nipote, esortandolo con un sorriso a dare un consiglio. Alla fine ne acquistò due paia, grigio peltro e nero antracite, e uscì dal negozio portandosi dietro il nipote a braccetto.
    Più tardi a casa, Marzia propose ad Aldo di uscire per andare a prendere un film in videocassetta per la serata, mentre lei preparava la cena. Ad Aldo piacque l’idea e si diresse al videonoleggio. Qui scelse una commedia americana, che pensava sarebbe piaciuta a sua nonna, poi non resisté alla tentazione di dare un’occhiata ai video hard celati dietro una tenda. Un titolo colpì la sua fantasia e, eccitato com’era, prese anche questo. Lo avrebbe visto di nascosto, pensò. Se lo cacciò quindi sotto il maglione, convinto che sarebbe riuscito a nascondere la videocassetta a casa lontano dagli occhi di sua nonna. Aveva con sé le chiavi, ma Marzia lo sentì dietro la porta e gliela aprì. Si era cambiata d’abito: indossava una camicetta di seta color argento, una gonna a righe, lunga sotto il ginocchio, scarpe con tacchi alti e le gambe erano fasciate da calze nerissime, molto velate e al contempo così lucide che scintillavano quasi alla luce delle lampade. Gli istanti in cui rimase a guardare sua nonna gli furono fatali, perché lei si accorse del rigonfiamento sotto i vestiti, né le sfuggì quando sgattaiolò nella sua camera con aria furtiva.
    Nonna e nipote cenarono silenziosamente e, dopo aver tolto i piatti, Marzia disse ad Aldo di metter su la cassetta. Come la sera prima sedette molto vicino al ragazzo il quale avvertì subito il profumo leggero ma penetrante che veniva dal corpo di lei.
    Il film prese a scorrere ma nessuno dei due spettatori prestava molta attenzione. Aldo si era accorto che la gonna di sua nonna portava davanti una fila di piccoli bottoni e che alcuni di questi, cosa che non ricordava di aver notato prima, erano slacciati. Lo spacco si apriva in base agli irrequieti movimenti di Marzia e alle sbirciate di Aldo si offrivano visioni delle ginocchia e in parte delle cosce velate di nero. Anche Marzia non seguiva il film: seguiva il filo dei suoi pensieri e, soprattutto, quello dei movimenti di Aldo, incapace di rinunciare al piacere che la sfacciata ammirazione di lui le procurava.
    A un certo punto, memore della esperienza della sera precedente, Aldo si fece coraggio e chiese a sua nonna se volesse un massaggio ai piedi. Marzia rispose di no ma, sia pur senza staccare gli occhi dal televisore, si sfilò le scarpe, poi sollevò le gambe e le ripiegò sul divano sotto le cosce, allargando in questa mossa ancor più i lembi della gonna e portando le ginocchia a ridosso della gamba del nipote. Quest’ultimo si voltò istintivamente verso di lei e nel farlo, ancora una volta, gli parve che la camicetta avesse due bottoni sganciati in più e che attraverso la scollatura si vedesse molto meglio la parte superiore del seno.
    Passarono così, immobili e silenziosi, diversi minuti. Poi Marzia si schiarì la voce: “Questo film mi pare poco interessante. Perché non vai a prendere l’altra cassetta, così la vediamo insieme.” Ad Aldò saltò il cuore in gola: “Quale?” provò a dire. “L’altra,” insistè MArzia sorridendogli maliziosamente, “quella che non mi hai fatto vedere e che sei corso a nascondere.” “Ma no, non è vero.” “Come non è vero? Ho visto benissimo che te l’eri messa sotto il maglione. Perché l’hai nascosta? Su, valla a prendere che sono curiosa.” “No, nonna, non è possibile, non è un film,” cercò di tergiversare il ragazzo, vistosi oramai scoperto. “Aldo,” il tono di Marzia cambiò e si fece severo, “se non la vai a prendere tu, vado a cercarla io. Questa è casa mia. Cosa dici, la troverò, no? E’ questo che vuoi?” Sconfitto, il nipote si alzò rassegnato. cosa avrebbe pensato sua nonna? Come faceva a togliersi da questo casino?
    Quando tornò in salone tenendola in mano, provò ancora una volta a dissuadere sua nonna: “Guarda che è una cosa per scherzo, volevo fare uno scherzo a un mio amico…” Marzia non lo stette a sentire. La prese in mano, notò che non aveva titolo ma che si trattava inequivocabilmente di un porno e gliela restituì senza una parola, solo indicando con un cenno del capo il videoregistratore. Aldò si chinò, cambiò le cassette poi si volse verso sua nonna che, immutata la sua posizione, gli fece cenno di tornare a sedersi vicino a lei.
    Il film cominciò. Era un pornaccio grossolano, in cui un giovane palestrato e tatuato si aggirava per casa con un paio di slip minuscoli che nascondevano un grosso pacco di genitali che continuamente si accarezzava. A un certo punto uno scampanellio annunciava una donna: era la nonna o la zia del ragazzo, visto che lo chiamava “nipote” e avrebbe quidni dovuto essere impersonata da una donna più vecchia ma, in realtà, pensò Marzia, sotto una parrucca dozzinale di capelli bianchi c’era il corpo di una modella appena più grande del protagonista maschile. La donna si spogliava rapidamente, rimanendo in autoreggenti e nel giro di pochi secondi di carezze cominciava a fare una pompa al “nipotino”.
    Marzia seguiva tutto questo in silenzio, con un’aria critica. Aldo aveva gli occhi bassi, e moriva di vergogna per quello che gli stava accadendo, anche perché all’umiliazione di essere scoperto si aggiungeva il fatto di non riuscire a controllare un principio di erezione di cui, temeva, sua nonna si sarebbe presto resa conto.
    Finito di succhiargli l’uccello, i due protagonisti erano passati alla vera e propria scopata, lei su di lui. Dai gemiti e dai movimenti la scena si annunciava noiosamente lunga.
    Marzia decise che avevano visto abbastanza: “Aldo, ma ti piacciono davvero queste robe?” Gli aveva preso il mento con la mano e ruotato il viso per guardarlo negli occhi. “Nonna, è stata una stupidaggine…” “Non ti ho chiesto perché hai portato un filmaccio del genere dentro casa mia,” rispose Marzia con tono severo per aumentare il suo imbarazzo, “ti ho chiesto se ti piace!” “Nonna, è la prima volta ….” “No, non capisci, voglio sapere se davvero ti eccitano le situazioni in cui una donna più vecchia seduce un ragazzo più giovane…” Aldo fu trafitto e non trovò forza di rispondere: come aveva fatto sua nonna ad indovinare il suo segreto? “Ho trovato le tue riviste. Sono tutte uguali, donne mature e ragazzi. Allora è questo il tipo di cose che ti eccita?” Aldo annuì con la testa. Marzia sorrise e con la mano che gli aveva tenuto sotto il mento gli fece una carezza. Poi si raddrizzò sul divano, riportò a terra le gambe e infilò nuovamernte i piedi nelle scarpe. Quindi prese a sbottonare, a uno a uno, fino alla fine i bottoni della gonna. Fatto questo si alzò, si diresse verso il televisore e lo spense. Ruotò su sé stessa e tornò verso Aldo, ancheggiando in modo tale che la gonna ondeggiando ad ogni passo rivelasse in tutta la loro lunghezza le gambe inguainate di nylon nero. Senza una parola, si sedette sulle ginocchia del ragazzo, appoggiandosi con tutto il peso del corpo sul suo grembo. Sollevò le gambe e le distese sul divano, badando che la gonna le lasciasse scoperte. “Ho capito che ti piace anche un certo tipo di lingerie. Visto che ho comprato queste calze per te, oggi, perché non mi accarezzi le gambe?” E dicendo questo gli prese la mano e gliela guidò sulla coscia.
    Quelle parole, il corpo di sua nonna, il suo profumo e il suo calore, la trama del nylon sotto il palmo della mano: Aldo credette di sognare. Risalì con gli occhi le gambe che sua nonna gli mostrava, le caviglie che uscivano dalle scarpe di vernice nera, le gambe lunghe, le ginocchia e le cosce grassocce, le calze che finivano a metà della coscia con un bordo alto e più scuro e la bretella del reggicalze cui erano agganciate. Prese a muovere la mano lungo quel bendidio, pregando di non doversi svegliare.
    “Sono meglio io di quella del film?” “Oh, sì, nonna, tu sei … bonissima.” Era così ingenuo quell’aggettivo, pensò Marzia con tenerezza, accarezzandogli i capelli mentre la mano di lui scivolava sul nylon.
    “Nonna, tu mi insegneresti a fare l’amore?” “Ma, Aldo, ti sembra una cosa da dire? Farsi toccare le gambe è una cosa, ma fare l’amore… Sono tua nonna non lo dimenticare.” Marzia si accocolò meglio per sentire sotto di sé il cazzo eretto di suo nipote. “Perché mi hai fatto questa domanda? Perché pensi che come nonna non sarei capace di dirti di no? O perché ti piaccio proprio?” Aldo non poteva seguire i giochi con le parole di sua nonna. Ma d’istinto diede la risposta che lei voleva: “Sì nonna, mi piaci tantissimo, ti desidero…”
    A queste parole Marzia prese la mani il viso di suo nipote e lo attirò a sé. Poggiò le labbra aperte sulle sue. Inesperto com’era Aldo non capì subito come ricambiare il bacio. Fu Marzia allora che lo forzò ad aprire le labbra per permettere alla sua lingua di scivolargli dentro. Quando sentì la lingua di sua nonna penetrarlo, toccare la sua e cominciare a giocarci, Aldo avvertì una scossa elettrica lungo il corpo e contrasse la mano sulla gamba di lei. Sentire il desiderio del giovane eccitò a sua volta Marzia che continuò a baciarlo e a stuzzicarlo con la lingua, pensando fra sé che bella bocca lui avesse.
    Quando finalmente si staccò da lui, Marzia si accorse che l’abbraccio era stato così frenetico che la camicetta sia era ulteriormente aperta e un capezzolo faceva capolino dalla coppa del reggiseno. Si scoprì allora completamente la tetta, gli prese nuovamente la mano e ve la poggiò di sopra usando il suo palmo aperto per torturarsi il capezzolo. “Ti ricordi quando mi hai messo le mani sulle tette, sporcaccione?”, gli sussurrò lasciva. Quando ne ebbe abbastanza riportò la mano di Aldo verso il basso ma stavolta la depose direttamente tra le gambe, che poi strinse imprigionandogliela e facendogli sentire quale fuoco vi fosse là in mezzo. Aldo prese quindi ad accarezzarle la parte interna delle cosce, strofinando le dita nel punto in cui il nylon finiva e cominciava la pelle nuda e spingendole fin verso il pube a sfiorare timidamente le mutandine. Marzia si lasciò sfuggire un sommesso mugolio di piacere, poi si risistemò il reggiseno e, di scatto, si alzò.
    “Basta così. E’ ora di andare a letto.”
    Quelle parole corrisposero per Aldo al risveglio dal sogno. Reso inebetito dall’eccitazione e con il pene teso come un palo seguì senza fiatare sua nonna fin davanti la porta della camera da letto. Marzia entrò e si fermò a guardarlo. “Buona notte” farfugliò Aldo, che non sapeva che fare ma pensava fosse tutto finito. “Dove vai?” fece lei di rimando. “In camera mia”, balbettò. “Non questa notte. Questa notte rimani con me!” Marzia lo afferrò per un braccio e lo attirò dentro. Si buttò contro di lui, usando il suo corpo per spingere Aldo contro la porta che per il peso si richiuse alle sue spalle. Lei gli buttò le braccia al collo, spinse in avanti il pube facendolo aderire alla patta rigonfia del nipote e lo baciò ancora, con passione, infilandogli nuovamente con furia la lingua in bocca.
    Quando si staccò da lui Marzia lo fissò, chiedendosi per un attimo se dovesse fermarsi. ma aveva ormai superato il punto di non ritorno e, comunque, non voleva fermarsi lì.
    “Togliti i vestiti, tesoro!” gli disse e si andò a sedere sul piccolo sofà che teneva in camera da letto. Aldo obbedì, spogliandosi completamente, senza mai togliere gli occhi da sua nonna che lo osservava di rimando, e specialmente dalle gambe che lei teneva provocantemente accavallate e dischiuse. Rimase nudo, con il cazzo eretto oscenamente sporgente. “Che bella nerchia!” pensò Marzia e si umettò le labbra con la lingua. Lo fece avvicinare e poi sedere in grembo a lei. Le parti si erano invertite. Le mani di Marzia cominciarono ad accarezzare il corpo nudo di quel giovane uomo. La destra arrivò in prossimità dell’asta pulsante di Aldo e prese a sfiorargliela leggermente. Quando vide che Aldo chiudeva gli occhi, rovesciava indietro il capo e gemeva per l’estasi, Marzia strinse le dita attorno al suo pene e cominciò una carezza più decisa. “Dovrei sculacciarti. Mi hai detto una bugia quando ti ho chiesto se ti masturbavi. Ti sei fatto un sacco di seghe pensando a tua nonna, vero? Ti sei toccato perfino con le calze che ti lasciavo in bagno!” Aldo riaprì gli occhi per guardare sua nonna: realizzava adesso di non avere più nulla di segreto da nasconderle. “Che ci trovi in me? Sono vecchia, sono tua nonna, perché dici che ti piaccio? mi trovi arrapante, dì la verità, mi dici che sono bona, ma forse è perché pensi che sono una porca, una troia…” Mentre parlava Marzia continuava a strofinargli l’uccello scoprendogli il glande. Voleva sentirsi dire parole oscene, voleva che suo nipote la trattasse come la cagna che si stava dimostrando. “Sì, nonna, sì, sei una gran fica, una gran fica…” gridò Aldo. Lei capì che stava per venire. Smise di sorreggergli la schiena, lui si piegò all’indietro e lei si chinò verso di lui, prendendogli il cazzo con la bocca. Avvolse la verga con le labbra e le bastarono pochi colpi con la lingua sul glande per ricevere giù per la gola un abbondante schizzo di sperma. Marzia sentì Aldo gemere. Il potere che in quel momento sentì su di lui le provocò un orgasmo. Strinse le cosce e sollevò la bocca, sospirando affannosamente a sua volta, e ripulendosi le labbra con la lingua dalle gocce di sperma, che gustò con avidità.
    “Vatti a sdraiare sul letto, Aldo.” Lui obbedì. Lei si alzò in piedi e lo osservò. Nonostante il pompino, il pene non era tornato del tutto molle. Sorrise maliziosa: non ci sarebbe voluto molto per riportarlo in tiro.
    Cominciò a spogliarsi lei. Davanti agli occhi del nipote, si liberò per prima della camicetta. Poi lasciò cadere la gonna e si fece ammirare nel completo bustino e reggicalze che aveva indossato mentre Aldo era via, intimamente pregustando l’effetto che gli avrebbe fatto vedere sua nonna così.
    Il pene del nipote riprese vita. Lei si affrettò a togliere il bustino. Non le importava che i suoi seni potessero apparirgli penduli e flosci, prese a strizzarseli e a carezzarli, per evidenziare i capezzoli duri e bruni. Per ultimo, si sfilò le mutandine. Restò nuda, davanti al nipote, le mani sui fianchi, le gambe divaricate e ben piantate per terra, le dita dei piedi di lui disteso sul letto che sfioravano le cosce adipose di lei, il pube peloso incorniciato dal reggicalze. “Volevi vedermi la fica? Eccola!” La sfiorò con le mani, scoprendo le labbra rosse e luccicanti di umori. “Terrò il reggicalze. Contento? Penso che ti ecciti ancora di più vero?” Montò sul letto, a cavalcioni su di lui. Gli afferrò il cazzo con la mano, saggiò con soddisfazione che fosse tornato duro e poi se lo infilò con un solo gesto dentro la fica. Entrò tutto senza fatica tanto era bagnata. Aldo si lasciò sfuggire un gemito. Marzia restò qualche istante ad assaporare la sensazione di essere riempita dal piolo del nipote, una sensazione che credeva d’aver dimenticato. Prese a cavalcarlo, con una frenesia possessiva, roteando i grossi fianchi come se la sua nerchia fosse un perno. Si mosse sempre più velocemente, con colpi di reni sempre più forti, i seni che sobbalzavano sul petto. Raggiunse almeno due orgasmi prima di sentire suo nipote mormorare un debole: “Nonna, vengo!” e poi ricevere dentro la fica una nuova eruzione di sperma. Continuò a pomparlo mentre veniva, godendo anche lei intensamente, e per la terza volta. Poi crollò su di lui, lo abbracciò, lo strinse a sé, lo baciò sul viso maternamente e gli disse: “Non racconterai mai a nessuno di questa cosa! Promettimelo! Non lo dovrai dire mai a nessuno.”
    La mattina dopo, appena aprì gli occhi, la prima cosa che vide Marzia fu la sagoma di Aldo sotto le lenzuola. Tornò subito alla realtà della sera prima. Lei stessa era ancora nuda, salvo che per il reggicalze. Si era addormentata subito, evidentemente, dopo quella che – Marzia non dovette stare a pensarci su – era stata sicuramente la scopata più fantastica della sua vita.
    Non provava nessun senso di colpa per quel che aveva fatto. Anzi, più ricordava, più si sentiva eccitata. Si avvicinò al nipote. Lo abbracciò da dietro. “Dormi?” gli sussurrò. Aldo cominciò a biascicare le parole di chi rapidamente passava dal sonno al risveglio. Marzia prese a passargli le mani sul petto, accarezzandolo. Lo baciò sulla nuca, dietro le orecchie, sulle spalle. Aldo ridacchiò. Era completamente sveglio, ora. La mano di Marzia scese a cercargli il pene. Lo trovò già in parte eretto. Felice, prese ad accarezzarglielo e lo sentì inturgidirsi tra le due dita. Aldo girò la testa, cercò le labbra di sua nonna, si baciarono. “Nonna, facciamo l’amore di nuovo?” “Sei già pronto all’uso, eh? Ma anch’io. Senti!” Gli prese la mano e la guidò tra le gambe. Le aprì e strofinò le sue dita contro le labbra della vulva. “Senti che è bagnata? Vuol dire che sono eccitata, che anch’io ho voglia di te.” Aldo prese quelle parole come incoraggiamento e cominciò ad agitarsi. “Aspetta!” Marzia gli passò un braccio dietro la testa, la spinse verso di sé finché le labbra di Aldo non si chiusero intorno a uno dei suoi capezzoli. Mentre lui prese a succhiarle il seno, lei usò le sue dita per masturbarsi: se le infilò nella fica poi le posizionò sul clitoride. “Lo senti questo bottoncino? E’ come il cazzo per voi, tesoro, toccamelo, fammi impazzire.” Aldò continuò a succhiarle i capezzoli, mentre lei giocava con le dita di lui, finché la voglia di averlo dentro non fu più forte di tutto: lo spinse su di sé, gli scostò la mano e la sostituì con il suo cazzo. Aldo cominciò a spingere come un ossesso e in breve nonna e nipote vennero, insieme, come amanti ormai esperti.
    Dopo l’amplesso, Marzia se lo coccolò a lungo, tornò a fargli giurare l’eterno segreto su loro due, ne ascoltò le parole d’amore e le ricompensò con baci appassionati. Poi lo mandò a lavarsi e gli preparò una sostanziosa colazione. Era domenica, si era fatto pomeriggio. Marzia propose di uscire per una passeggiata. Aldo infilò i jeans e tornò nella camera di sua nonna in tempo per vederla completare di vestirsi.
    Lusingata, Marzia prese l’altro paio di calze e cominciò a infilarsele languidamente, passando spesso le mani sulle calze per far scomparire le pieghe e facendo così crepitare il nylon. Si avvide subito del bozzo che si era formato nella patta di Aldo, ma solo quando furono sulla soglia di casa allungò la mano per tastarglielo. “Aldo, ma non puoi mica uscire in queste condizioni. Ma cosa ti prende?” Eccitata, lo spinse spalle alla porta. Gli mise la lingua in bocca. “Ti basta vedermi indossare un paio di calze per fartelo venire duro, eh?” e mentre dicevo questo prese a sbottonargli i pantaloni. Glieli abbassò alle caviglie, poi fece lo stesso con i boxer, e afferrandogli il pene se lo trascinò fino al divano del salone. Spingendolo lo mise a sedere. Gli montò di sopra a cavalcioni. “Non ti posso mica far restare così. Io ho fatto il guaio, Adesso devo rimediare.” Si scostò le mutandine e si impalò su di lui. Cominciò a dimenarsi, godendo pazzamente al pensiero del suo comportamento da porca con quel ragazzino. “Pensavi che tua nonna potesse essere così troia?” In risposta, Aldo le sborrò dentro.
    Non uscirono più. A sera, nonna e nipote, i vestiti alla rinfusa per terra, si stavano ancora scambiando baci e carezze intime quando squillò il telefono. La mamma di Aldo annunciava un ritardo dell’aereo e la necessità che il figlio restasse a casa di nonna anche quella notte, pregandola di farlo andare direttamente a scuola il mattino dopo. “Ti do una brutta notizia,” gli disse ridacchiando, “resterai con me fino a domani. Però non credo che tu dormirai molto stanotte. Dovrai darti da fare per soddisfare la tua vecchia nonna!” Allungò il piede e prese a titillargli l’uccello. “Nonna, mi sono ricordato di non aver fatto i compiti.” esclamò Aldo con un sorrisetto impudente.
    “Pazienza,” disse lei chinandosi su di lui e presi seni tra le mani glieli offrì da succhiare, “però alcune lezioni in questi giorni le hai imparate, no?”
     
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    ottimi racconti grande fab!!
     
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    LA MIA DOLCE SORELLINA


    Danzava con bellezza e grazia. Il suo corpo di diciottenne emanava femminilità, ed era l'invidia di tutti gli altri nella sua classe. Stava ballando nel recital finale dell’anno di danza, poi in autunno si sarebbe allontanata per andare all’università.
    Suo fratello 21enne era seduto tra il pubblico a godersi lo spettacolo. Pazientemente guardò tutti i balletti della serata, dai bambini principianti fino al ballo finale dei più grandi, tra i quali sua sorella Cristina.
    Aveva cominciato a ballare da piccola, ei suoi genitori l'avevano iscritta ad una scuola di danza non appena è stato possibile. Aveva una dote naturale per la danza e sentì la necessità di renderla il lavoro della sua vita. È per questo che aveva deciso di andare a Milano per l’università, città dove gli sbocchi professionali sarebbero stati maggiori rispetto a quelli che avrebbe avuto nella sua piccola città di provincia.
    Luca, suo fratello, era già alla fine del suo secondo anno di università, in un ateneo a due ore di distanza da casa. Aveva deciso di prendere una pausa dallo studio per le finali di questo Sabato in modo da poter vedere l'ultima performance della scuola superiore di Cristina. Lui la guardò con amorevole adorazione, i due fratelli erano sempre stati molto uniti fino a che Luca non andò a Padova per gli studi.
    Alla fine dello spettacolo, Luca la aspettò fuori dagli spogliatoi con un piccolo bouquet di fiori.
    "Sei stata grande come sempre Cristina. E 'stato bello vederti sul palco di nuovo."
    Lei sorrise e lo salutò con un abbraccio.
    "Allora, che cosa facciamo?" chiese Luca. "La maggior parte delle ragazze stanno per andare fuori a cena, non è vero?"
    “Si” rispose Cristina, “alcune di loro stanno andando fuori, ma io non sono sicura di quello che voglio fare.”
    "Se non avete niente da fare potremmo uscire insieme a mangiare qualcosa." Disse Federica, una delle colleghe di danza di Cristina. Anche lei avrebbe continuato la sua istruzione di danza, ma non a Milano come Cristina, ma a New York. Lei e Cristina erano considerate le migliori del corso, e c'era sempre stata parecchia competizione tra di loro, e il loro rapporto non era così amichevole.

    Luca sapeva da molto tempo che piaceva a Federica, e per questo la maggior parte dei ragazzi erano invidiosi di lui. Federica aveva la reputazione di essere un amante incredibile oltre che una ragazza bellissima, e i suoi sguardi nei confronti di Luca non lasciavano percepire niente all'immaginazione, anzi erano molto espliciti. Ma a Luca non era mai piaciuta per il suo modo di fare da troietta.
    Cristina si mise accanto a suo fratello maggiore, e abbracciandolo disse: “In realtà, Fede, Luca sta per portarmi fuori a cena stasera. Non è vero?”
    “Mi spiace” Disse Federica “Sono sicuro che avremmo potuto passare una bellissima serata”
    “Mi dispiace, Fede, forse la prossima volta.” E i due fratelli si allontanarono a braccetto e in silenzio. Erano sulla strada verso l’auto quando Cristina finalmente ruppe il silenzio dicendo: “Cagna! Non la sopporto! Grazie a Dio non stiamo andando nella stessa università!”
    “Tranquilla Cristina, stai tranquilla. Questa è stata l'ultima volta che hai dovuto ballare con lei. Non dovrete farlo mai più, quindi lasciala nel tuo passato, ok?”
    "Sì," sospirò, "Lo so, ma l’hai vista? Lei praticamente ti mangiava con gli occhi, ti scopava con gli occhi!”
    Luca ridacchiò e disse: "Se non ti conoscessi bene, direi che sei gelosa."
    Cristina non rispose.
    I due se ne andarono in uno dei loro posti preferiti e cenarono tra un discorso e una risata.
    Quando arrivarono a casa, Luca disse: "Beh, io devo tornare a Padova. Si tratta di un viaggio di due ore, e devo ancora finire di studiare, Lunedì ho l’esame di biologia."
    "Pensavo che passassi la notte qui” rispose lei.
    "Sì, beh, ci avevo ho pensato, ma ho davvero un sacco di lavoro da fare. Ci vediamo tra un paio di settimane, quando gli esami sono finiti."
    “Non puoi restare, per favore? Mi manchi. Mi manca vederti gironzolare in casa." Disse lei guardandolo con i suoi grandi occhi marroni. Se non fosse mia sorella…. pensò maliziosamente Luca.
    “Bene vorrà dire che me ne andrò domani mattina all'alba” rispose il fratellone.
    “Tutta la notte, ma è un sacco di tempo!”
    "Tempo per che cosa?"
    "Niente, non volevo dire nulla .... volevo dire un sacco di tempo per stare in tua compagnia prima di andare a letto. Mamma e papà sono a una cena di lavoro stasera, e torneranno tardi sicuramente, così con te non sarò sola."
    “Be’ ma perché non esci con le tue colleghe del corso allora?”
    “Perché voglio trascorrere un po’ di tempo con te Luca.”
    Questo commento fece arrivare una strana sensazione a Luca. Sentiva che qualcosa non andava, che aveva qualcosa da dirgli o un problema di cui voleva parlare. "Va tutto bene?" chiese.
    "Bene, Luca, bene," sorrise. "Vado a farmi una doccia. Dopo ti dispiacerebbe farmi un massaggio alla schiena? Ho tutti i muscoli indolenziti dal ballo”
    "Certo, Cristina. Nel frattempo guardo un po’ di TV.”
    Quando sentì l'acqua corrente al piano di sopra rifletté sull'umore della sorella. C'era qualcosa di decisamente diverso nel suo modo di fare, e lui non sapeva che cosa. Si ricordava di aver visto lei nel suo costume di ballo quella sera, a contatto con il corpo lasciando poco all'immaginazione. A causa dei faretti i ballerini non sono stati autorizzati a indossare biancheria intima di qualsiasi tipo, e il suo seno sodo, stretto nell’abito attillato permetteva la vista dei suoi capezzoli appuntiti. Luca non poteva fare a meno di guardarli con desiderio, come spesso faceva. Ha trascorso la maggior parte del tempo a guardare solo a lei, il suo sinuoso corpo andare avanti e indietro sul palco, le gambe muscolose, tese per farla saltare in aria, il suo seno sfidava la gravità, in virtù della giovinezza e dell’esercizio fisico.
    Era sempre stato incredibilmente protettivo verso di lei, soprattutto quando si trattava di giovani ragazzi che venivano a casa a chiedere di lei. Luca era peggio di suo padre in realtà, nel selezionare e giudicare i ragazzi che frequentavano la loro famiglia. La maggior parte dei ragazzi si facevano intimidire da lui, tanto che spesso dopo due o tre uscite con qualche scusa non cercavano più Cristina.
    Lui l'amava molto teneramente, ma da quando aveva iniziato a guardarla come una donna cresciuta, la sua mente fantasticava. Nei suoi pensieri avevano fatto l'amore innumerevoli volte, soprattutto quando era ancora al liceo e il corpo di sua sorella stava cominciando ad essere quello di una donna. Ora che lui era all'università, lei era più libera di incontrare i ragazzi, e i pensieri incestuosi di Luca andavano a scemare. Ma ogni tanto il pensiero di sua sorella lo assaliva piacevolmente.
    Sentì chiudersi l’acqua, portandolo a spegnere le sue fantasticherie. La sentì uscire fuori dalla doccia prendere l’asciugamano nell'armadietto, e poco dopo sentì il rumore del fohn. Attese fino a quando la sentì uscire dal bagno, quindi si alzò e andò verso la sua camera e attraverso la porta chiusa disse: “Tutto ok? Sei decente?"
    «Un momento …. Ok, si puoi entrare."
    Aprì la porta e vide la sorella in camicia da notte, a faccia in giù sul letto. La camicia esponeva le gambe, e il sedere rotondo formava una deliziosa collina da sotto la stoffa. L'aveva vista così molte volte, ma quella sera la vedeva in modo diverso.
    "La schiena mi sta uccidendo" disse. "Ti dispiace massaggiarmela per un po’?"
    Si avvicinò e si sedette accanto a lei sul letto. Chiuse gli occhi mentre portava le mani nella parte posteriore delle spalle e cominciò a massaggiare i nodi dei suoi muscoli.
    "Mmmmmm .... che bravo," sussurrò. Guardò il suo profilo, il suo viso abbronzato era girato verso destra con gli occhi ancora chiusi. Mosse lo sguardo giù per il suo corpo, e si accorse che lei stava muovendo i leggermente i fianchi.
    "Puoi massaggiarmi un po’ più in basso, sulla schiena?" lei chiese. Luca abbassò la sua attenzione al centro della schiena e cominciò a toccarla leggermente.
    "Più in basso", ripeté Cristina. Ancora una volta Luca si spostò più in giù e continuò il massaggio.
    "Più giù" sussurrò. Non era sicuro, ma decise di fare un tentativo, spostò le mani sulle natiche e iniziò a massaggiarle dolcemente. I suoi fianchi cominciarono ad ondeggiare un po’ di più adesso, e un piccolo sospiro uscì dalla bocca di Cristina.
    Dopo cinque di minuti Luca le disse: "Come sta andando?"
    "Bene, bene," rispose. Ma voglio che massaggi le mie spalle nuovamente, aspetta che mi siedo."
    Così si alzò e si sedette porgendo la schiena al fratellone, il quale iniziò a fare pressione sulle spalle.
    “Oh, sì, così ...” sussurrò, e iniziò a rotolare la testa in cerchio. “Mi hai sempre fatto sentire così bene quando mi toccavi!”
    Quando può essere successo pensò Luca. Potrei interpretare il suo comportamento in un paio di modi, ma se mi sbaglio? Il suo pene aveva cominciato a gonfiarsi un po’. Devo rischiare tutto, o non posso fare niente? Pensava.
    "Sai, Luca questa camicia da notte impedisce alle tue mani di esercitare bene le tue frizioni. Aspetta."
    Mentre diceva questo, lei si chinò e lentamente si sfilò la camicia, rimanendo solo con le mutandine.
    "Potresti essere più energico per favore?" supplicò.
    Si avvicinò e strinse le mani intorno alle spalle e al collo, sentiva il calore che emanava la sua morbida pelle abbronzata, reso ancora più caldo dal massaggio. Continuò facendole roteare la testa in modo da poter allungare i muscoli del collo, e Cristina piano piano sussurrò "Sì ........ mmmm si ........"
    A questo punto era certo di dove poteva arrivare, anche se non era sicuro che la cosa fosse giusta. La sua fantasia si stava avverando, ma avrebbe avuto la forza di perseguirla ora che lei era disponibile?
    Fece scivolare le mani un po’ più in giù, per lavorare sulla parte centrale della schiena, e nel farlo, senza pensarci, appoggiò la testa su di lei fino a quando le sue labbra sfiorarono la parte posteriore del collo. Chiuse gli occhi, e piano piano sfiorava la sua pelle con le sue labbra.
    Cristina, una volta sentito il respiro caldo accarezzarle il collo, emise un suono lamentoso: "Oh, Luca... che bello .... per favore non smettere ...."
    Luca le diede allora un leggero e dolce bacio, un brivido pervase tutto il suo corpo, poteva sentire il profumo della sua pelle più forte di quanto avesse mai notato. Le sue mani scivolavano lungo la schiena fino alla sua piccola vita, mentre continuava a baciarle e leccarle delicatamente il collo.
    «Oh, Luca ...." sentì sospirare.
    Dopo questo ennesimo “Oh Luca” girò lentamente la testa della sorella indietro e afferrò le sue labbra con la bocca iniziando così un bacio morbido ma forte. Entrambi gemettero di piacere appena le loro labbra si incontrarono, e ben presto le loro lingue si incontrarono, cercandosi a vicenda, danzando come in un valzer lento.
    Lui si staccò dalla bocca di lei, la girò parzialmente e iniziò a baciarle il mento e poi la gola, per tornare poi sulla spalla.
    “Oh, Luca, non sai da quanto tempo volevo che accadesse questo", disse lei.
    “Perché non me lo hai fatto fare prima?" rispose Luca, con la bocca sempre intenta a baciare la spalla e il collo. "Non ho mai trovato il momento giusto, e poi non sapevo se tu provavi quello che provavo io”
    Luca interruppe i baci e si mise a sedere davanti a lei e la guardò negli occhi dicendo: "Come potrei non desiderarti mia dolce sorellina?" "Ti ho visto crescere fino a diventare una delle donne più belle che abbia mai visto. Sono sempre stato così geloso dei ragazzi che ti portavano fuori, e mi faceva star male sapere che sarebbero state le loro mani a toccarti e no le mie. Come pensi mia sentito nel sapere che sarebbero stati loro a godere del tuo corpo?”
    "Non hanno mai hanno goduto del mio corpo, Luca. Non del tutto. Non ho mai permesso loro di entrare in me."
    Fissò, con gli occhi spalancati sua sorella, non credeva a quello che aveva appena sentito.
    "Io ....io ho sempre voluto che fossi tu a insegnarmi come fare l'amore per la prima volta. Un po' stupido, eh?"
    "No, Cri, no ... non è affatto stupido. Sono lusingato, davvero. Non riesco a crederci, sai?"
    "Be ', credo si arrivato il momento di averti tutto per me. Voglio che tu faccia l'amore con me. Voglio sentirti dentro di me. Questa sera. In questo momento"
    Si guardarono l’un l'altra negli occhi in ogni altri occhi, bramando entrambi il desiderio di fare l’amore.
    Lei prese la sua mano destra e la portò sula sua spalla "Toccami, Luca." sussurrò.
    Si chinò in avanti e la baciò, con più forza di quanto avessero fatto in precedenza, premendo la lingua più in profondità la sua dolce e invitante bocca. Lentamente ... molto lentamente la mano di Luca scendeva verso il basso.... giù .......... giù .......... fino a quando trovò il suo seno giovane e sodo. Cristina si staccò dal bacio e tirò indietro la testa ansimando per come suo fratello le stava dolcemente toccando il seno per la prima volta. “Luca ... mi fai sentire così bene ...”
    "Aspetta, non hai ancora provato nulla”
    Luca chinò la testa e iniziò a baciare il suo seno delicatamente, roteava la lingua attorno alla sua coppa fino a quando il capezzolo eretto entrò in bocca. Con la mano cercò l’altro seno iniziando a massaggiarlo, e presto entrambi i capezzoli divennero turgidi come mai le era successo. "Oh, Dio, Luca, io sono così bagnata adesso ....... e tu ce l’hai duro?" "Lo scoprirai presto, sorellina" ridacchiò. "Sdraiati sul letto."
    Lei si stese, e Luca si fermò a godere della vista di sua sorella minore quasi nuda distesa sul letto con le sole mutandine era proprio come nei suoi sogni. I suoi seni puntavano perfettamente in alto, teneva gli occhi chiusi e lui aveva un braccio sotto la sua testa e l’altro lungo il suo fianco.
    Dopo aver completamente goduto di quella vista, decise che altre parti del suo corpo meritavano una certa attenzione. La baciò leggermente sulle labbra, e riprese la degustazione della sua pelle, partì dal mento fino ad arrivare nuovamente al suo delizioso seno. Lei rabbrividì per l'eccitazione quando sentì la calda e umida bocca di Luca avvolgere i suoi capezzoli in erba.
    Mentre saziava la bocca con i suoi seni, la sua mano sinistra scese verso il basso oltre il suo stomaco, passò intorno al suo ombelico, e toccò le mutandine di cotone che erano appena sotto. Lei trattenne il respiro quando sentì questo, sapendo che presto i suoi desideri sarebbero stati soddisfatti.
    Continuò a scendere, oltre l'elastico delle mutandine, sopra il suo addome fino a raggiungere la destinazione desiderata. "Oh, Dio, Luca ... sono così bagnata non sai da quanto aspettavo questo momento."
    “Non ti preoccupare piccolo amore. Sono qui, accanto a te. Presto sarò dentro di te."
    Un'altra ondata di umidità le sfuggì quando sentì le sue parole.
    La mano di Luca era sopra il suo fiore, lei allargò leggermente le gambe per favorire il fratello, gli prese la testa e la portò davanti alla sua baciandolo focosamente, come se non ci fosse un domani. Gemiti e grugniti erano gli unici rumori che potevano riconoscere. «Oh, Luca, toccami, toccami!"
    Lentamente, dopo quello che sembrava un'eternità, la sua mano cominciò a strofinarsi sulle labbra del vergine fiore, avanti e indietro, avanti e indietro fino a che le labbra gonfie si separarono invitando le dita ad entrare, inserì il dito medio un po’ dentro di lei e Cristina subito inarcò la schiena. "Oh, siiii… si…. continua" ansimò.
    Entrò in lei in modo da no provocarle dolore, solo la prima falange era dentro. Avanti e indietro, così lentamente da farla lubrificare per bene. Quando il dito fu ben lubrificato, lasciò la sua apertura e lo fece scorrere fino al suo morbido e giovane clitoride.
    Avanti e indietro, ancora una volta, molto lentamente, le toccava il clitoride mandandola in delirio come mai le era successo.
    "Oh, Luca ... oddio oddio siii….. mi piace….. siiii….! " urlò. "Siii…. Luca Siiiii…. Oh Dioooooooooo……." I suoi fianchi si muovevano su e giù e il suo orgasmo inviò una nuova ondata di nettare inondandole completamente la fessura.
    Dopo aver riposato per un po’, lei lo guardò. "Non ho mai avuto un orgasmo simile prima. Mi sono toccata tante volte, sognando che fossi stato tu a farlo per me, ma non ho mai raggiunto il punto culminante di prima. “Oh, Dio ..... MMMM .. ..oh, Dio, Luca!"
    "Beh, siamo solo all'inizio della lezione sorellina mia!", puntualizzò. Così tirò giù le mutandine, facendole capire quello che voleva, lei alzò i fianchi per aiutarlo, e ben presto i suoi slip bagnati erano sul pavimento. Ancora una volta Luca si prese un minuto per godersi la vista del corpo nudo della sorella. Le sue gambe erano leggermente socchiuse, la gamba destra un po’ sollevata, gli forniva una vista incredibile della vagina della sua sorella. La sua orchidea era tutta depilata e le piccole labbra sporgevano umide.
    Mentre lei chiuse gli occhi di nuovo lui fece scorrere le dita sopra quel fiore liscio, felice di scoprire che non c’era la minima ricrescita di peli, era morbida come la seta.
    Allungò le mani e le allargò le gambe, lei alzò entrambe le ginocchia per consentire un azione migliore al fratello. Lui infilò la testa tra le sue gambe in modo che la sua bocca fosse appena oltre la figa.
    “Oh, Luca, ho sempre sognato il momento in cui mi avresti gustato la patatina!"
    Strofinò il naso sulla cima del pube depilato, lei soffriva l’attesa, poi sostituì il naso con la lingua disegnando cerchi sul suo monte di venere. Poteva sentire l’odore di muschio emanato dalla sua figa, e non vedeva l'ora di assaggiare i suoi succhi.
    Si abbassò e sfiorò la lingua contro le labbra gonfie, lei rimase a bocca aperta aspettando che il fratello andasse oltre. Dopo aver disegnato una forma quasi ovale intorno al suo ingresso a senso unico, le sfiorò il clitoride ritraendo subito la lingua. "OH! Luca, non mi prendere in giro, per favore!"
    Lui allargò le labbra con la bocca e andò avanti e indietro contro il suo clitoride, lentamente. Voleva che lei godesse di questo, iniziò poi con un lecca e succhia, portando dolcemente la gemma a gonfiarsi dentro la sua bocca, come per mimare una fellatio. Il lecca e succhia portarono Cristina ad avere un altro orgasmo. Lei urlò di gioia, stupita di essere venuta così presto dopo il primo orgasmo, e per di più con un’intensità molto più forte. Lui si fermò a guardala mentre lei ancora ansimava dall'orgasmo provato.
    "Luca, ti voglio dentro di me .... per favore .... riempimi con il tuo cazzo” lo supplicò.
    Luca si alzò e lentamente si tolse i vestiti. Mentre abbassava la zip notò che si stava titillando il clitoride. Lui non era un super dotato (circa 15/16 cm) ma la vista di lui nudo davanti a lei era più di quanto avesse mai sognato.
    "Vieni qui, Luca" disse con calma. Andò su di lei e le baciò la bocca così teneramente, come solo due amanti potevano fare.
    Improvvisamente, lei lo girò in modo da salirgli sopra, e iniziò a strofinare la sua bagnatissima figa sul pene del fratello la sfregava come se volesse masturbarsi nuovamente, pene eretto contro eretto clitoride. Dopo un po’ disse: “Ora è il tuo turno di urlare Oh Dio… Oh Dio…”.
    Lei si alzò un po’, prese il cazzo del fratellone in mano e mise la punta di lui appena dentro di lei. "Ti amo, Luca" disse guardando in giù verso di lui.
    "Ti amo troppo, Cristina. Ti amerò sempre".
    Scese un po’ con i fianchi, in modo da farlo entrare ancora un pochino, chiuse gli occhi e giù ancora, sentendolo sempre più dentro, e poi su e giù ancora, su e giù, dopo qualche minuto, lei scese del tutto, fino a sentirsi completamente riempita dal cazzo di suo fratello. Luca scosse la testa, non credeva a ciò che stava succedendo, era dentro al fiore della sorellina e senza tanta difficoltà. Pensò: il suo imene deve essersi strappato molto tempo fa con la danza e la ginnastica che aveva fatto nel corso degli anni.
    «Oh, Luca, sei così forte .... io ti amo."
    "Ti amo troppo .... per favore .... non ti fermare, sorellina."
    Mentre Luca le stringeva i dolci seni, lei andava su e giù sempre più forte e lo incitava: «Oh, Luca, scopami !!! Oh che bel cazzo!!!!!!!!!!!" urlò. "Voglio che mi riempia del tuo nettare Luca!"
    Presto, troppo presto, si sentì stringere le palle, e sapeva che stava per mandare il suo seme dentro di lei. Si chiese se lei era protetta, ma il pensiero venne spazzato via dalla foga di lei.
    "Sì, sì sì sì, oh sì, Cristina, Vengoooooo… vengoooooo…oooo!"
    E anche lei dopo qualche secondo: «Oh, Luca, sto venendo ancora, siiiiii… Luca siiiiiiii………iiii!"
    Entrambi ebbero un orgasmo come mai avevano avuto nella loro vita, soprattutto Luca si meravigliò di quante contrazioni ebbe durante quell'orgasmo.
    Rimase dentro di lei. Cristina esausta si sdraiò sopra il fratello, rimasero così, in estasi per qualche minuto. Dopo un po’ lei si alzò e disse: “caro il mio fratellone credo che la lezione non sia ancora finita, tu mi hai fatto godere tre volte devo ricambiare il favore almeno un’altra volta. Poi mi darai un voto per quello che sto per fare.”
    Luca rimase senza parole e non poté altro che lasciarla fare.
    Detto questo si chinò e dolcemente prese il cazzo moscio del fratellone con le mani, iniziò a segarlo lentamente sfruttando la viscidità prodotta dai suoi succhi e dallo sperma, andava lentamente su e giù, su e giù, e lentamente il cazzo di Luca stava crescendo. Dopo qualche minuto era diventato nuovamente duro come una pietra, e con grande sorpresa di Luca, il quale pensava che la sorellina volesse fargli solo una sega, Cristina lo prese in bocca, subito solo la punta, facendo roteare la lingua attorno alla cappella, poi se lo tolse dalla bocca e iniziò a leccargli l’asta lentamente dalla base fino alla punta, piano piano, su e giù, voleva farlo soffrire come prima lui aveva fatto con lei. Lo riprese poi in bocca e iniziò a succhiarglielo per bene con dei lenti movimenti, e quando ritornava sulla punta faceva roteare le lingua attorno ad essa. Con una mano le toccava piacevolmente le palle e con la bocca continuava a pomparlo.
    Luca era lì sdraiato succube della sorella, mai avrebbe pensato che Cristina potesse farle un pompino. Ormai era all'apice dell’eccitazione, non diceva una parola godeva in silenzio della bocca della sorellina.
    Cristina continuò il suo lento ma prodigioso lavoro, anche lei come il fratello prima con un bel lecca e succhia, lecca e succhia, fino a quando con un potente spasmo Luca le inondò la bocca, uno, due, tre, quattro potenti fiotti di sperma riempirono la bocca di Cristina, la quale dopo aver deglutito lecco le poche gocce rimaste sulla punta. Alzò la testa e chiese al fratello: “Allora che voto mi dai?” Luca esausto non ebbe la forza di rispondergli e con le dita della mano le fece un semplice OK.
    Lei lo guardò e disse: "Ti amo così tanto, Luca. Grazie."
    "Grazie, a te Cristina," rispose lui, incapace di dire nulla di più.
    Si coricarono uno fianco all'altra, e presto fratello e sorella caddero in un piacevole e tranquillo sonno.
     
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    perversamente vomitevole :vo:
    non mi sarebbe mai passato dalla mente di fare una cosa simile con mia sorella, ma da certe personer me lo aspettavo e non è questione di bigottismo ma di dignità

    Se fosse stato un racconto in cui i personaggi fossero stati altri aveva anche una certas vena poetica, così è un cosa schifosa
     
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    Anch'io non mi sono mai sognato di fare nulla del genere con mia sorella.
    Ma questo è un racconto!
     
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