Che Guevara

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  1. guglielmohostel
     
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    1/ Fidel Castro chiede scusa ai gay «Perseguitati, la colpa è mia»

    Riprendiamo da L’Unità del 31/8/2010 un breve articolo redazionale. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

    Il Centro culturale Gli scritti (19/10/2014)

    Fidel Castro chiede scusa agli omosessuali per averli perseguitati a Cuba negli anni '60 e '70. «Se qualcuno è responsabile, sono io. Non darò la colpa a nessuno», ha dichiarato Castro, 84 anni, in un'intervista al quotidiano messicano La Jornada, rilanciata dai media cubani. «Personalmente non ho pregiudizi», ha dichiarato l'ex presidente secondo cui l'aver inviato i gay in campi di lavoro agricolo-militari, sia stata «una grande ingiustizia».

    In una sorta di contrappasso la nipote, Mariela Castro, psicologa di 47 anni, figlia del presidente Raul, capeggia la lotta contro la discriminazione dei gay. L'omosessualità è stata depenalizzata a Cuba solo nel 1997.

    2/ Le accuse di crimini durante il regime (dalla voce Che guevara in Wikipedia al 6/10/2014)

    Riprendiamo una sezione dalla voce Che guevara in Wikipedia alla data del 6/10/2014. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Ovviamente non è stato possibile verificare, se non parzialmente, le fonti citate da Wikipedia.

    Il Centro culturale Gli scritti (19/10/2014)

    Alcuni autori hanno accusato Guevara di aver commesso crimini contro l'umanità e violazioni dei diritti umani, usando l'autorità che gli era stata conferita nell'ambito dell'esercito rivoluzionario. Di questi riferiscono in particolare Il libro nero del Comunismo[1] e lo scrittore Alvaro Vargas Llosa, anche sulla base di quanto scritto dal Che nel proprio diario[2], ma anche altri autori[3].

    Alcuni di questi hanno affermato come gli episodi di violenza che imputano a Guevara siano conseguenza anche della sua concezione ideologica, che reputano esemplificata tra l'altro dalla seguente dichiarazione del Che, da essi non raramente citata:

    «L'odio come fattore di lotta; l'odio intransigente contro il nemico, che permette all'uomo di superare i suoi limiti naturali e lo trasforma in una efficace, violenta, selettiva e fredda macchina per uccidere. I nostri soldati devono essere così: un popolo senza odio non può distruggere un nemico brutale. Bisogna portare la guerra fin dove il nemico la porta: nelle sue case, nei suoi luoghi di divertimento. Renderla totale. Non bisogna lasciargli un minuto di tranquillità [...] farlo sentire come una belva braccata» (dal Messaggio alla Tricontinental[4], articolo di Ernesto Guevara pubblicato[5] sulla rivista Tricontinental all'Avana il 16 aprile 1967[6], leggibile in italiano[7]).

    Accuse di crimini vengono mosse anche in relazione al ruolo che Che Guevara ha avuto come giudice d'appello nel contesto dell'applicazione delle cosiddette "Ley de la Sierra": si trattava di una normativa penale risalente al XIX secolo[8]. Tali "Ley de la Sierra" comminavano la pena capitale per numerosi crimini[9] e vennero estese all'intero territorio cubano nel 1959, allo scopo di perseguire coloro che erano considerati "criminali di guerra" ed oppositori politici.

    Nel corso dei processi tenutisi a La Cabana nel periodo summenzionato venne inflitta la pena di morte per fucilazione[10] a molte persone, seppure le fonti siano discordi sul numero esatto dei fucilati[11]. A La Cabana furono istituiti due tribunali rivoluzionari, uno per giudicare poliziotti e soldati, uno per i civili[12]; Guevara non era membro di nessuno dei due, ma, nella sua posizione di comandante della guarnigione, esaminava le richieste di appello ed i direttori dei tribunali erano suoi subordinati[13].

    Tali processi e le relative esecuzioni sono state tacciate di arbitrarietà: il rispetto dei diritti dell'imputato, come la presunzione d'innocenza ed il diritto ad un giusto processo, secondo i critici, sarebbe stato meramente formale e non sostanziale, il che sarebbe dimostrato dalla brevità dei procedimenti giudiziali e dalla violazione fattuale del diritto di difesa[14]. Si sarebbe trattato in sostanza di processi farsa, nei quali non sarebbero stati coinvolti solo criminali di guerra ma soprattutto semplici oppositori politici[15]. Il modo in cui i processi vennero condotti e le condanne inflitte suscitarono scandalo e proteste presso la stampa occidentale ed in particolare presso il Time[16].

    Alvaro Vargas Llosa afferma che, in base alle testimonianze raccolte nelle sue ricerche, coloro che furono fucilati all'Avana nel periodo di comando di Guevara potrebbero superare il numero di 2000 persone[17] e sostiene che già nel 1959 Guevara si sarebbe reso responsabile dell'esecuzione sommaria di numerosi oppositori politici[18].

    Nel 1960 inaugura il sistema concentrazionario cubano, venendo posto a capo del primo campo di concentramento castrista, creato quell'anno a Guanahacabibes sulla penisola di Guahana allo scopo di punire, per stessa ammissione di Guevara, "la gente che ha mancato nei confronti della morale rivoluzionaria"[19]. Il periodo di attività del campo si protrasse ben oltre il periodo in cui Guevara ne fu a capo[20]. In particolare, nel 1965 Guevara introdusse a Cuba il sistema delle Unità Militari di Aiuto alla Produzione (UMAP), dove vennero detenuti e sottoposti a tortura intellettuali contrari alla dittatura Castrista, dissidenti politici, omosessuali e religiosi (tra cui cattolici, testimoni di Geova, evangelisti e avventisti)[21]. Tali accuse gli sono state imputate anche dai saggisti Jay Nordlinger e Massimo Caprara, ex segretario personale di Palmiro Togliatti [22].

    Régis Debray, ideologo dei focolai di guerriglia rivoluzionari e compagno di Guevara in Bolivia, affermò con riferimento a questi che «è stato lui e non Fidel a ideare il primo "Campo di lavoro correzionale"»[23]. Guevara è stato visto da alcuni come la mente del regime castrista nella sua prima fase di vita (all'incirca tra il 1959 ed il 1965) ed è stato pertanto considerato responsabile o comunque complice dei crimini commessi in questa parte della storia di Cuba[24], ma anche della politica di collettivizzazione delle campagne[25].

    Riguardo alla persecuzione degli omosessuali Castro ha però, nel 2010, chiesto pubblicamente scusa, affermando di esserne lui e non Guevara l'artefice, sostenendo difatti che «se qualcuno è responsabile, sono io. Non darò la colpa a nessuno».[26]

    3/ Che Guevara sconosciuto, di Massimo Caprara

    Riprendiamo dalla rivista "Il Timone" n. 20, Luglio/Agosto 2002, un articolo di Massimo Caprara, ex-segretario personale di Palmiro Togliatti. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

    Il Centro culturale Gli scritti (19/10/2014)

    Verso l'una e dieci del pomeriggio di domenica 9 ottobre 1967, il guerrigliero catturato - ha un berretto nero, un'uniforme militare assai sporca, una giacca azzurra con cappuccio, il petto quasi nudo, la camicia senza bottoni - sistemato provvisoriamente su una panca, con i polsi legati, è ucciso, mentre ancora gli sanguina una ferita alla gamba destra. E' finito da una scarica a bruciapelo di un mitra M-2. Le ultime parole che ha proferito nei confronti del sottufficiale dei rangers governativi boliviani Mario Teràn sono state di sonante disprezzo: "Spara, vigliacco, che stai per uccidere un uomo".

    Il guerrigliero cadde a terra con le gambe maciullate, contorcendosi e perdendo copiosissimo sangue. Altri due sottufficiali, entrati ubriachi nella stanza, spararono ciascuno un colpo, direttamente sul volto. Poco lontano, dal villaggio di La Higuera, dove sono giunti agenti della CIA, nei pressi della gola Quebrada del Yuro, un sacerdote domenicano d'una parrocchia vicina, padre Roger Schiller, arrivò trafelato a cavallo. "Voglio confessarlo, so che ha detto: sono fritto. Voglio dirgli: lei non è fritto, Dio continua a credere in lei".

    Nel pomeriggio, il comandante del reparto boliviano, che è il maggiore Ayoros, dispone che il corpo venga adagiato su una barella e gli venga legata la mandibola con un fazzoletto perchè il volto non si scomponga. Un fotografo ambulante ritrasse i soldati e il sacerdote intento a lavare le macchie di sangue. L'elicottero volò allora in alto con il corpo sfigurato del guerrigliero. Al sottufficiale Teràn hanno promesso un orologio e un viaggio a West Point per frequentare un corso. Egli ha ucciso il comandante Ernesto Guevara Lynch, detto il Che, medico argentino che, con decreto governativo del 9 febbraio 1959, è stato naturalizzato cubano per servizi resi alla Rivoluzione. Da allora prese corpo la sentita e appassionante leggenda di un autentico santo laico.

    "Dalle migliaia di foto, posters, magliette, dischi, video, cartoline, ritratti, riviste, libri, frasi, testimonianze, fantasmi di questa società industriale, il Che ci guarda attento. La sua immagine attraversa le generazioni, il suo mito passa di corsa in mezzo ai deliri di grandezza del neoliberismo. Irriverente, beffardo, moralmente ostinato, indimenticabile", scrive in un libro, edito in italiano nel 1977 con il titolo "Senza perdere la tenerezza", Paco Ignazio Taibo II. Lo scrittore, nato a Gijon in Spagna, coglie drammaticamente il vero.

    La figura assieme virile e dolce del Che Guevara, il cui motto è appunto: "Bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza", attraversa come un lampo la storia del secolo da poco passato; dalla nascita in una famiglia della buona borghesia alla giovinezza nomade e ribelle, dall'epica avventura sulla Sierra Maestra con l'amico Fidel Castro, alle responsabilità nelle istituzioni di "Cuba libera ma assediata dall'embargo statunitense", fino al tragico eccidio sui monti della Bolivia ed alla immediata nascita di un mito eroico, unico nei nostri tempi. Lui è sempre al fianco di Fidel, sempre con un itinerario ideale diverso, cioè più organicamente comunista, come è stato osservato, nel 1967, dallo scrittore Carlos Franqui che abbandonerà Castro. "Doveva essere accecante se anche i più opachi, al suo passaggio, erano illuminati".

    Regis Debray, l'intellettuale francese oggi vivente che lo raggiunse in Bolivia, ha scritto molto su di lui e sulla sua condotta nel libro "Révolution dans la révolutrion" e in "Loués soient nos seigneurs", edito a Parigi da Gallimard nel 1996. Egli ha tracciato un disincantato e veritiero affresco sulle incarnazioni del catrismo, come "lunga marcia dell'America Latina" e sulle sue diverse varianti. Che Guevara materializza quella più irriducibile, severa, spietata e crudele: a mezza strada tra la violenza pro-bolscevica della CEKA e della GPU e la ferocia primordiale perpetrata nelle campagne cinesi dal maoismo. Per Debray, egli è "il più austero tra i praticanti del socialismo". E' un medico, afflitto fin dal 1930 (era nato il 14 luglio del 1928 nella città di Rosario) da un inguaribile asma che lo farà soffrire nelle sue trasferte guerrigliere in Africa e in America Latina. Forse anche per questo è in grado di meglio conoscere le tecniche più dolorose della punizione e segregazione per i dissidenti detenuti.

    Un'inflessibile ideologia con il corredo di una raffinata metodologia di persecuzione fisica.

    Il Che, sin dalla clandestinità, polemizza duramente con i combattenti del "Llano", la pianura, contrapponendo alla loro malleabilità la durezza di condotta osservata in montagna, nella Sierra. Attacca Castro per lo scarso rigore e lo definisce per un pezzo, sprezzamente, come "il leader radicale della borghesia di sinistra", sensibile alle sirene del policantismo. Egli è in linea pregiudiziale sempre "favorevole ai processi sommari" e di lui si ricorda l'ingiunzione perentoria ai ribelli venezuelani: "Prendete un fucile e sparate alla testa di ogni imperialista che abbia più di quindici anni". Al punto che Debray, riassumendo, lo caratterizza come un "dogmatico, freddo, intollerante che non ha nulla da spartire con la natura calorosa e aperta dei cubani". Intelligente e risoluto, generoso ed egualitario con i suoi, come inflessibile con i nemici, comanda energicamente il secondo Fronte di Las Villas nella conquista dell'esercito ribelle a Cuba.

    Durante l'avanzata, nel 1957, si distingue per l'efferatezza con la quale interpreta il suo modo di essere rivoluzionario e di liquidare nemici e presunti traditori. Eutimio Guerra, un guerrigliero, viene accusato di avere avuto una colusione con il nemico, cioè con l'esercito del dittatore Fulgencio Batista, e immediatamente deferito ad un'improvvisata Corte marziale.Il Che anticipa il verdetto. Raccontò successivamente un suo commilitone detto "Universo": "Io avevo un fucile e in quel momento il Che tira fuori una pistola calibro 22 e pac, gli pianta una pallotola qui. Che ha fatto? Lo hai ucciso. Eutimio cadde a pancia in su, boccheggiando".

    Nell'anno della "liberazione" di Cuba, che è il 1959, il Che viene convocato da Castro e il 7 settembre riceve l'incarico provvisorio di Procuratore militare. E' una convulsa ma intensa fase della nuova Cuba che ne prefigura i caratteri sociali e civili, che deve giudicare i collaborazionisti con il passato regime, processarli e soprattutto toglierli dalla circolazione. L'anno dopo, ai primi di gennaio, si apre a Cuba il primo "Campo di lavoro correzionale" (ossia di lavoro forzato). E' il Che che lo dispone preventivamente e lo organizza nella penisola di Guanaha. Trecentoottantuno prigionieri, arresisi alle truppe castriste sull'Escambray, vengono radunati, incarcerati a Loma de lo Coches e tutti fucilati.

    Jesus Carrera, anticastrista che è stato ferito negli scontri, chiede la grazia. Il Che gliela rifiuta ritenendolo un antagonista personale del capo Fidel. La stessa sanguinosa procedura viene riservata a Humberto Sori Marìn per il quale aveva chiesto misericordia la madre. Sotto l'impegnativa e organica inclinazione del Che, prende corpo la "DSE", il Dipartimento della Sicurezza di Stato, anche con il nome di "Direcciòn general de contra-intelligencia". Un dettagliato regolamento elaborato puntigliosamente dal medico argentino, fissa le punizioni corporali per i dissidenti recidivi e "pericolosi" incarcerati: salire le scale delle varie prigioni con scarpe zavorrate di piombo; tagliare l'erba con i denti; essere impiegati nudi nelle "quadrillas" di lavori agricoli; venire immersi nei pozzi neri.

    Marta Frayde, già rappresentante di Cuba all'Unesco e, dopo i primi anni, incarcerata, ha descritto le celle riservate ai "corrigendi": sei metri per cinque, ventidue brandine sovrapposte, in tutto quarantadue persone in una cella. Le accuse nei Tribunali sommari rivolte ai controrivoluzionari vengono accuratamente selezionate e applicate con severità: religiosi, fra i quali l'Arcivescivo dell'Avana, Monsignor Jaine Ortega; adolescenti e bambini; omosessuali. La fortezza La Cabana di Santiago viene utilizzata come centro di smistamento. Il procuratore Guevara Lynch illustra a Fidel Castro e applica un "Piano generale del carcere", definendone anche la specializzazione, Vengono così organizzate le case di detenzione "Kilo 5,5" a Pinar del Rio. Esse contengono celle disciplinari definite "tostadoras", ossia tostapane, per il calore che emanavano. La prigione "kilo 7" viene frettolosamente fatta sorgere a Camaguey: una rissa nata dalle condizioni atroci procurerà la morte di quaranta prigionieri. Il campo di concentramento La Cabanas ospita le "ratoneras", “buchi di topi”, per la loro angustia. La prigione Boniato comprende celle con le grate chiamate "tapiades", nelle quali il poeta Jorge Valls trascorrerà migliaia di giorni di prigione. Il carcere "Tres Racios de Oriente" include celle larghe un metro, alte un metro e ottanta centimetri e lunghe dieci metri, chiamate "gavetas". La prigione di Santiago "Nueva Vida" ospita cinquecento adolescenti. Quella "Palos", bambini di dieci anni, quella "Nueva Carceral de la Habana del Est", omosessuali dichiarati o sospettati. Ne parla il film su Reinaldo Arenas "Prima che sia notte", di Julian Schnabel uscito nel 2000.

    Il Che lavora con strategia rivolta non solo al presente ma al futuro Stato ditattoriale. Nel corso dei due anni passati come responsabile della Seguridad del Estado, avendo come collaboratore Osvaldo Sanchez che era esperto principale comunista, si materializza la persecuzione contro la Chiesa. Pascal Fontaine, nel suo libro "America Latina alla prova", calcola che centotrentuno sacerdoti hanno perduto la vita fino al 1961 nel periodo in cui Guevara era artefice massimo del sistema segregazionista dell'isola. Viene definito "il macellaio del carcere-mattatoio di La Cabana". Si oppone con forza alla proposta di sospendere le fucilazioni dei "criminali di guerra". Più che da Danton discende dall'incorruttibile, l'"incorruptible" Robespierre. Quando ai primi del 1960 a lui viene assegnata la carica di Presidente del banco Nacional, Fidel lo ringrazia con calore per la sua opera repressiva.

    Egli ne generalizza ancor più i metodi per cui ai propri nuovi collaboratori, per ogni minima mancanza, minaccia "una vacanza nel campo di lavoro di Guanahacabibes". Il medico argentino, il più coerente leninista dell'America Latina, il meno reticente delle proprie idee e propositi pratici, è l'autentico motore di una ideologia totalitaria e di una macchina penitenziaria statale. La sua azione, esplicitamente ispirata ad una concezione coercitiva, impersona, come egli scrisse: "l'odio distruttivo che fa dell'uomo un'efficace, violenta, selettiva, fredda macchina per uccidere".

    4/ Non si difende Cuba il giorno del Gay Pride

    Riprendiamo dal sito dell’Associazione un Comunicato dell’Arcigay emesso il 21/6/2003. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

    Il Centro culturale Gli scritti (19/10/2014)

    Il 28 giugno 1969, a New York, la comunità gay, lesbica e trans della città si ribellò alle violenze della polizia locale che aveva aggredito per l’ennesima volta gli avventori del bar Stonewall, dando vita alla prima manifestazione omosessuale contro l’intolleranza e la discriminazione sociale. Da quel giorno, ogni anno, in tutto il mondo si celebra il Gay Pride, la giornata dell’orgoglio gay, lesbico e transgender, la fine dell’invisibilità e l’affermazione della loro identità in modo aperto.

    Il prossimo 28 giugno a Roma avrà luogo un evento di segno molto diverso. Il comitato “Difendiamo Cuba” ha lanciato una manifestazione di solidarietà al regime di Fidel Castro a cui hanno aderito importanti forze della sinistra italiana, dal PdCI a Rifondazione, da “Socialismo 2000” ad alcuni parlamentari Verdi. In questi stessi giorni, Amnesty International continua a denunciare inascoltata sia la crescente violazione dei diritti umani a Cuba, sia le responsabilità dell’embargo commerciale che, strangolando l’economia cubana, viene utilizzato come giustificazione per la repressione dei diritti ed i cui effetti negativi sulla nutrizione, la salute, l'educazione non agevolano un percorso di democratizzazione di Cuba.

    Fra i diritti violati a Cuba ci sono quelli delle persone omosessuali e transessuali, ancora privi della possibilità di camminare a testa alta in un ambiente sicuro, impediti nei loro diritti fondamentali e sottoposti al ricatto della legge. E’ per questo che non ci ha fatto per niente piacere sapere che gran parte della sinistra italiana si ritroverà proprio in quella data a noi così cara a difendere le politiche di un regime che impedisce a gay, lesbiche e trans di essere se stessi alla luce del sole.

    A Cuba la combinazione fra il tradizionale machismo culturale delle aree latine e la subordinazione ideologica dei diritti individuali a quelli sociali tipica dei paesi del socialismo reale hanno creato una combinazione particolarmente esplosiva per i gay.

    Negli anni sessanta gli omosessuali venivano spediti ai lavori forzati. Nel 1971 il primo Congresso sull'educazione e la cultura sancì che "le manifestazioni di omosessualità non possono essere tollerate", con la conseguenza dell'espulsione da scuole e università di studenti e docenti gay. Nel 1978 ai medici omosessuali venne impedito l'esercizio della professione e lo Statuto dei lavoratori stabilì il licenziamento dei lavoratori gay.

    Nel 1980 il regime decise di allentare un po’ la pressione offrendo alle persone omosessuali, come ad altri soggetti considerati antisociali, la possibilità di lasciare Cuba. L’atteggiamento del governo cubano oscillò per alcuni anni fra repressione normativa e una certa tolleranza effettiva.

    Il codice penale del 30 aprile 1988 confermò che rendere pubblica la propria omosessualità, così come fare "avances amorose omosessuali", fosse punito da tre mesi ad un anno. Sfidando l’arresto, il 28 luglio del 1994 un gruppo di gay e lesbiche, riuniti al Parco Almendares all’Avana, diede vita alla prima Associazione Cubana Gay e Lesbica. Nel settembre 1995, alla IV Conferenza delle Donne di Pechino, Cuba aderì alla proposta di inserire un riferimento all’orientamento sessuale nel documento programmatico, lasciando intravedere la possibilità di una nuova fase. Ma non durò a lungo.

    Nel 1997 il governo mise in atto un giro di vite. L’Associazione formata nel 1994 fu sciolta e i suoi membri messi agli arresti domiciliari per qualche tempo. Da allora non è più stato possibile realizzare l’obiettivo della costruzione di una socialità gay alla luce del sole. La repressione della polizia verso i luoghi d’incontro gay, informalmente sorti all’Avana, non si è allentata. L’accesso delle coppie dello stesso sesso ai locali pubblici è stato limitato dalla polizia. Le retate nei locali si sono intensificate: ne hanno fatte le spese anche il regista Pedro Almodovar e lo stilista francese Jean Paul Gaultier, arrestati nel settembre 1997 insieme a centinaia di altri clienti della più popolare discoteca frequentata da gay dell’Avana, El Periquiton, e rilasciati il giorno dopo dietro il pagamento di una multa.

    Qualche settimana fa, un importante esponente dell’ambasciata cubana in Italia ha confermato pubblicamente, rivendicandone la giustezza, la norma per cui gli insegnanti gay sono espulsi dalle scuole cubane: un gay in cattedra determinerebbe l’orientamento sessuale dei bambini. Meglio il licenziamento, e per giusta causa.

    L’idea che per difendere le conquiste sociali o l’indipendenza di Cuba si debbano negare diritti civili fondamentali non ci convince né ci piace. La libertà non è un mezzo, e la sua violazione non può essere giustificata chiamando in causa principi sovraordinati a cui sacrificare l’esistenza concreta di donne e uomini. Né ci sembra accettabile l’idea che negare diritti a gay, lesbiche e trans sia necessario per tutelare valori più alti. Combattiamo tenacemente questa impostazione, si tratti dell’Iran di Khatami, dell’Italia di Woityla o della Cuba di Castro.

    Per questo chiediamo agli organizzatori della manifestazione in difesa di Cuba di accogliere questa nostra richiesta: spostate la data della manifestazione. Liberate il 28 giugno da una sovrapposizione lacerante. Date al governo di Castro un segnale chiaro, che segni la distanza dell’opinione pubblica italiana, anche di quella più vicina a Cuba, da un’inutile e dolorosa repressione dell’identità di migliaia di donne e uomini che reclamano solo di essere liberamente se stessi.

    Sergio Lo Giudice; Franco Grillini; Aurelio Mancuso; Alberto Baliello; Michele Bellomo; Andrea Benedino; Giovanni Dall'Orto; Alessio De Giorgi; Edoardo Del Vecchio;Marcella Di Folco; Paolo Ferigo; Riccardo Gottardi; Cristina Gramolino; Mirella Izzo; Massimo Mazzotta; Fabio Omero; Vanni Piccolo; Luca Ruiu; Renato Sabbadini; Gianpaolo Silvestri; Delia Vaccarello; Luigi Valeri; Gianni Vattimo; Alessandro Zan;

    Nota de Gli scritti: Per approfondimenti sul tema cfr. Félix Luis Viera, Il lavoro vi farà uomini. Omosessuali e dissidenti nei gulag di Fidel Castro, Edizioni Cargo, 2005.

    5/ Il Messaggio del Che alla Tricontinental

    Riprendiamo dal web il passaggio del Messaggio di Che Guevara pubblicato sulla rivista Tricontinental (Messaggio alla Tricontinental, articolo di Ernesto Guevara pubblicato sulla rivista Tricontinental all'Avana il 16 aprile 1967) che incita all’odio: sebbene il testo debba essere inserito nel cotesto del Messaggio che è una lettura della situazione politico-economica del tempo alla luce della lotta di classe, le sue parole pesano come macigni ed hanno formato le menti dei giovani di quella generazione.

    Il Centro culturale Gli scritti (19/10/2014)

    Il grande insegnamento della invincibilità della Guerriglia farà presa sulle masse dei diseredati. La galvanizzazione dello spirito nazionale, la preparazione a compiti più duri, per opporsi a repressioni più violente. L'odio come fattore di lotta - l'odio intransigente contro il nemico - che spinge oltre i limiti naturali dell'essere umano e lo trasforma in una reale, violenta, selettiva e fredda macchina per uccidere. I nostri soldati devono essere così, Un popolo senza odio non può vincere un nemico brutale.

    6/ La ragazza che vendicò Che Guevara. Storia di Monika Ertl

    J. Schreiber (La ragazza che vendicò Che Guevara. Storia di Monika Ertl, Nutrimenti, Roma, 2011), racconta la vicenda di Monika Ertl, figlia di Hans Ertl (1908-2000), cameraman nazista che emigrò dopo la guerra in Bolivia.

    In Bolivia, precisamente il 9 ottobre 1967 a La Higuera, venne ucciso Che Guevara. Il suo cadavere venne trasferito poi a Vallegrande dove il maggiore Roberto Quintananilla, dinanzi al macabro ed osceno dilemma se decapitarlo o tagliargli le mani, per provarne nei gionri successivi la morte, scelse la seconda soluzione.

    Il 9 settembre Quintanilla, avanzato in carriera anche grazie alla spedizione contro il Che, guidò il gruppo di polziotti che uccise un altro rivoluzionario, Inti Peredo, a La Paz il 9 settembre 1969. In quell’occasione Quintanilla, che era stato fin lì restio ad esporsi in pubblico, si fece fotografare con il cadavere di Inti Peredo.



    Monika Ertl, divenuta nel frattempo rivoluzionaria, dinanzi a quella foto decise che avrebbe vendicato il Che uccidendo Quintanilla. Vi riuscì il 1 aprile 1971 nel consolato boliviano di Amburgo in Germania, dove il Quintanilla era stato inviato per sfuggire al pericolo. La Ertl, che si faceva chiamare ormai con il nome di battaglia di Imilla, lo uccise con una pistola registrata a nome di Giangiacomo Feltrinelli.

    La Ertl venne a sua volta uccisa dalle forze di polizia boliviane il 12 maggio 1973.

    Incredibili, sebbene tipici del clima culturale dell’epoca, sono i versi tratti da poesie della Ertl in cui i rivoluzionari sono paragonati a Gesù ed ai martiri cristiani (pp. 104 e 289 del volume di Schreiber):

    Sì, tu m’insegnasti
    che l’Uomo è Dio
    …anche colui che è alla tua sinistra, sul Golgota
    - il malvagio ladrone –
    anche lui è un dio.

    […]

    La Bolivia ha già un Cristo
    Un Cristo con il suo fucile.
    Crocefisso di proiettili.
    In un triste settembre.

    Quintanilla, Quintanilla…
    Non troverai più pace.
    Nelle tue notti…
    Hai strappato la vita a Inti
    E, speravi, al popolo intero
    Ma Inti è morto
    Per continuare a vivere nel cuore della gente.




    Riprendiamo sul nostro sito alcuni testi parziali, ma veri nella sostanza. Li pubblichiamo, sapendo bene che una visione completa della vita e dell’opera di Che Guevara richiederebbe ben altro spazio, solamente al fine di fornire elementi per un giudizio più equilibrato e non agiografico del Che – è a tutti noto che “Che” significa semplicemente proveniente dall’Argentina; si potrebbe dire, ad esempio, “el Che Maradona”, cioè “Maradona che viene dall’Argentina”. Che Guevara fu, al pari di molti altri della sua epoca, al contempo un uomo che lottava contro le ingiustizie ed un uomo che generava ingiustizie, un uomo che lottava per la pace ed un uomo che uccideva ingiustamente, perché troppo forte era il suo debito verso il marxismo e la visione della storia e dell’uomo propugnata da quell’ideologia. L’immagine di Che Guevara è diventata “icona” - oggi paradossalmente “icona” commerciale - solo a motivo della sua morte violenta: fu la sua sofferenza in morte, e non le violenze commesse in vita, a permetterne la sua “santificazione” laica. Per approfondimenti, cfr. la sotto-sezione Il novecento: il comunismo nella sezione Storia e filosofia.

    Il Centro culturale Gli scritti (19/10/2014)


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  2. Nozomi ©
     
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    Ma che cazzo ve ne frega poi a voi dei gay?

    Che fate i paladini dei gay, mo?

    Fosse per voi li mandereste al roggo tutti quanti adesso. E rompete le palle, decontestualizzando aneddoti non attribuibili a Che Guevara ma semmai a un discutibile regime che, come ogni rivoluzione socialista del ventesimo secolo, ha avuto il torto di avverarsi in un paese solo.
     
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  3. guglielmohostel
     
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    gli ho messo il mangiare e il topolino è arrivato subito :asd:
     
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  4. Nozomi ©
     
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    CITAZIONE (guglielmohostel @ 27/5/2019, 18:36) 
    gli ho messo il mangiare e il topolino è arrivato subito :asd:

    Ma chi cazzo ti si fila.
    Devi sapere che il motivo che sto scrivendo su Ciao Fascio Forum, oggi, è che non posso uscire perché ho la macchina dal meccanico a sostituire gli ammortizzatori.
     
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  5. guglielmohostel
     
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    CITAZIONE (Nozomi © @ 27/5/2019, 19:31) 
    CITAZIONE (guglielmohostel @ 27/5/2019, 18:36) 
    gli ho messo il mangiare e il topolino è arrivato subito :asd:

    Ma chi cazzo ti si fila.
    Devi sapere che il motivo che sto scrivendo su Ciao Fascio Forum, oggi, è che non posso uscire perché ho la macchina dal meccanico a sostituire gli ammortizzatori.

    è della Lega il meccanico ? :):

    ti mette gli ammortizzatori dell'Ape Car :hh:

    Fascio Forum??

    Se eravamo Fascio Forum eravamo nei primi 60


    pure che rispondi male ti dedico una fotografia e se vuoi puoi pregare :wuik:


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  6. Nozomi ©
     
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    Tu sei fortunato che io non sono capace di insultare nessuno per davvero, altrimenti avrei seppellito da un pezzo Ciao Fascio Forum con una Mole di Vaffanculo.

    Una Mole = 6,023 x 1023: giusto per dare un'idea è il numero di palline da ping pong che ricoprirebbero la Terra fino a un'altezza di 50 Km
     
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  7. guglielmohostel
     
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    CITAZIONE (Nozomi © @ 27/5/2019, 20:04) 
    Tu sei fortunato che io non sono capace di insultare nessuno per davvero, altrimenti avrei seppellito da un pezzo Ciao Fascio Forum con una Mole di Vaffanculo.

    Una Mole = 6,023 x 1023: giusto per dare un'idea è il numero di palline da ping pong che ricoprirebbero la Terra fino a un'altezza di 50 Km

    non hai mai pensato di rilassarti un po' :):
     
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  8. Nozomi ©
     
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    CITAZIONE (guglielmohostel @ 27/5/2019, 20:19) 
    CITAZIONE (Nozomi © @ 27/5/2019, 20:04) 
    Tu sei fortunato che io non sono capace di insultare nessuno per davvero, altrimenti avrei seppellito da un pezzo Ciao Fascio Forum con una Mole di Vaffanculo.

    Una Mole = 6,023 x 1023: giusto per dare un'idea è il numero di palline da ping pong che ricoprirebbero la Terra fino a un'altezza di 50 Km

    non hai mai pensato di rilassarti un po' :):

    Non sono affatto stressata. Bevo tè verde, sono salutista, vado a correre, non fumo, non bevo alcolici, mi masturbo regolarmente e nutro la mia mente con libri e nozioni.

    Sono solo indignata. Dovrei amarvi come popolo ma presi singolarmente siete tutti così insopportabili.
     
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  9. guglielmohostel
     
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    che poi ?

    Io qui non ho ancora capito chi è il fascista ?

    3 ce ne erano e se ne sono andati da 2 o 3 settimane

    Si ognitanto passa Skin a salutare, ma da tenere sempre presente che è un utente storico del csf e ha animato parecchie discussioni

    è sempre un essere umano con le sue idee e non và messo in disparte

    cerchiamo di non fomentare odio inutile

    preghiamo

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  10. Nozomi ©
     
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    Io... fomentare ODIO?????????????????????????????????????

    Ma hai mai ridato una letta a quello che scrivi?


    Madonna Santa!

    E lascia perdere lo Stregone. Emi, anche se fascista, aveva un certo Ethos. E comunque non faceva copia-incolla da scritte da cessi sui bar. Lo rispetto.
     
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  11. guglielmohostel
     
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    CITAZIONE (Nozomi © @ 27/5/2019, 20:37) 
    Io... fomentare ODIO?????????????????????????????????????

    Ma hai mai ridato una letta a quello che scrivi?


    Madonna Santa!

    E lascia perdere lo Stregone. Emi, anche se fascista, aveva un certo Ethos. E comunque non faceva copia-incolla da scritte da cessi sui bar. Lo rispetto.

    " cerchiamo di non fomentare odio inutile""

    Li non c'è scritto Nozomi

    trattasi di una cosa in generale

    quel " certo Ethos" non è che mi convince tanto :asd:

    che è ?

    scrive con intelletto e va bene lo stesso ? :):
     
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    Insopportabile Salvini con queste manfrine del crocifisso, proprio lui che con la sua propaganda è la persona più lontana dai valori Cristiani che ci possa essere in questo momento.
     
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  13. Nordreich.
     
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    CITAZIONE (Nozomi © @ 27/5/2019, 16:31) 
    Ma che cazzo ve ne frega poi a voi dei gay?

    Che fate i paladini dei gay, mo?

    Fosse per voi li mandereste al roggo tutti quanti adesso. E rompete le palle, decontestualizzando aneddoti non attribuibili a Che Guevara ma semmai a un discutibile regime che, come ogni rivoluzione socialista del ventesimo secolo, ha avuto il torto di avverarsi in un paese solo.

    ma smettila di dire cazzate su...i comunisti poi non ce l'avevano solo coi gay. Anche coi negri. Li consideravano animali, non so se a torto o a ragione.


    toh, vai su questa libreria di comunisti di merda e leggiti il libro del tuo eroe. Poi vedrai se amava così tanto i negher.


    voi non c'entrate un cazzo coi comunisti, c'è proprio un'evidente discrasia fra voi che sventolate le bandiere rosse e le vostre icone.
    sono più comunista io di voi tutti, messi assieme.


    www.lafeltrinelli.it/libri/ernesto...a/9788804633860
     
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    CITAZIONE (Nozomi © @ 10/5/2019, 17:32) 
    CITAZIONE (heyoka1 @ 9/5/2019, 09:51) 
    Una persona disposta a morire per il proprio ideale, merita sempre rispetto.
    Non so se gli ammiratori del pensiero di Ernesto Guevara, sappiano, che sui Gay, il nostro eroe la pensava come Hitler.

    E questo dove l'hai letto? Su Cronaca Vera?

    www.bufale.net/disinformazione-gue...ali-bufale-net/

    E io sarei la calunniatrice!

    Signore, dammi la forza...Grrrrr!

    Nozomi, amica mia.
    Ero rimasto alla tua accusa nei miei confronti di essere un falsario ma vedo che hai cambiato versione.
     
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    CITAZIONE (Charlie-Myannij @ 28/5/2019, 07:38) 
    Insopportabile Salvini con queste manfrine del crocifisso, proprio lui che con la sua propaganda è la persona più lontana dai valori Cristiani che ci possa essere in questo momento.

    Salvini ha ragione quando dice che gli Italiani non devono togliersi il Pane di bocca , per darlo ai CANI che non fanno parte della nostra etnia italica.
     
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55 replies since 27/11/2018, 01:51   2239 views
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